gente che va, gente che viene

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Era un periodo in cui li trovavi tutti su Blob, ogni sera su Rai Tre. Cambiavi canale e tra il meglio del peggio della tv che aveva pezzi da novanta come Sandra Milo e Alba Parietti passavano rapidi tagli con le persone con cui avevi bevuto una birra la sera prima. Anche uno dei soci della software house in cui lavoravo come programmatore aveva avuto un cammeo, una volta, tutti dicevano che era un artista ma io, a dirla tutta, non gli avrei dato due lire. Un altro che faceva mostre con ritagli da riviste porno, particolari molto espliciti, anche lui era stato trasmesso. Pure quel video off in cui passavano in rassegna nottambuli sbevazzoni che non avevano di meglio da fare che pisciare nel buio contro i muri dei vicoli, o nei portoni, rei di atti scemi in luogo pubblico ignari di essere ripresi da un occhio attento e un nastro affidabile. Il gruppo di raggamuffin in dialetto che sfrecciava in ape sulla sopraelevata. Avevo persino mangiato un ottimo minestrone a casa del più geniale di tutti, suonava la tromba e la chitarra e si esercitava anche davanti ai fornelli. Lui e il suo gruppo avevano persino composto la musica per lo spot di una delle birre industriali più conosciute, e i video dei loro brani erano montaggi autoprodotti con disegni animati in bianco e nero degli albori del cinema che tra i ritagli o come sigla finale non mancavano mai. Una volta mi sono visto di spalle, non in una delle riprese delle varie feste di africani e italiani che ballavano insieme, ma tra il pubblico di un cantante con cui poi sono finito a dividere il palco, quando ormai aveva tutte le caratteristiche di una vecchia gloria, uno che ha perso il treno. Ma dev’essere andata proprio così. Ci sembrava davvero di abitare nel posto più all’avanguardia del mondo, poi non so cos’è successo ma sono andati tutti via.