tutto comincia quando tutto pare incarbonirsi

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Ricevo auguri via sms da numeri sconosciuti che, al termine della frase fatta, non si firmano nemmeno. È facile immaginare il motivo per cui il loro numero non sia registrato nella mia rubrica, quello che mi sfugge è che il mio sia ancora presente in quella del mittente con cui ho avuto un rapporto lavorativo almeno due o tre aziende fa dopo di che non ci siamo né mai più visti tantomeno sentiti. E non credo che l’augurio sia una fonte di energia che più ne ricevi più ti si ricaricano le batterie (non solo quelle del cellulare) per quando poi ricominci all’alba del nuovo anno fiscale o solare che sia, né uno pensa che sia stato un gesto carino quello dell’account manager che si ricorda ancora di te dopo tutto questo tempo, solo perché non si è preso nemmeno la briga di selezionare i contatti da aggiungere come destinatari ma ha fatto un unico invito cumulativo con quella frasetta standard che si rammenta solo per quel fastidioso aggettivo contenuto, un “scintillante” anno nuovo. Ogni anno sempre lì perché forse si ritiene che sia una parola ricercata. Perché è così che te lo augurano. Auspicano in un duemiladodici scintillante quando fare le scintille non mi sembra tanto una cosa carina da augurarsi, per me fare le scintille significa usurarmi a tal punto da prendere fuoco ed è un mutamento di stato della mia materia che, detto sinceramente, eviterei. Ed è per rispetto del mio piano telefonico che non ti rispondo nemmeno, che già fare gli auguri via sms mi sembra una roba che nemmeno un bimbominchia, se non altro perché vorrei ricordarti che la prima volta che abbiamo visto usare l’aggettivo scintillante riferito a un modulo temporale da 365 giorni eravamo l’uno di fronte all’altro in un ufficio, ricevemmo quel testo da utilizzare come augurio aziendale standard. E siccome questo è successo almeno dodici anni fa, e tu lo ripeti da allora, devo dedurre che ti sia piaciuto così tanto se l’hai fatto tuo e se, da allora, non nei hai ancora trovato un modo meno artificioso (nel senso dei fuochi che nell’immaginario collettivo rappresentano al meglio forse quello che tu intendi) per descrivere con parole tue quello che vorresti che la vita riservasse a quell’elenco indistinto che mi comprende e che ora occupa parte della memoria del tuo telefono. Ecco, allora ricambio da qui gli auguri affinché una scintilla, alla prima occasione in cui dimostrerai di non aver ancora trovato un sinonimo, faccia prendere fuoco al tuo smartphone anche se suppongo il materiale non sia infiammabile se non ignifugo, o che una scintilla altrettanto metaforica tra tutte quelle che sprigionano dall’enfasi con cui ci inoltri una parte standard di te ti illumini la fantasia e lo scintillante anno nuovo, quello che verrà, ti porti consiglio e almeno una parola nuova in più per il tuo vocabolario, tra tutto quello che ti riserverà.

auguri per la tua professione

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Agenzia di comunicazione ricerca una figura creativa, rispettosa della tradizione e in grado di saper parlare diritto al cuore per rivestire l’importante ruolo di Christmas Manager. La posizione si occuperà dell’ideazione degli auguri che l’agenzia stessa invierà ai propri clienti e partner via e-mail e gli auguri che clienti e partner invieranno ai loro e delle eventuali iniziative collegate. Si richiede fantasia nel trovare idee differenti ogni anno senza cadere nelle banalità, capacità di suscitare commozione nel prossimo, abilità nella stesura di testi retorici quanto basta per colpire la sensibilità altrui senza cadere nelle smancerie, attitudine a mettere a nudo i sentimenti per dare vita ad appelli e comunicazioni credibili. Fondamentale la conoscenza della lingua italiana e delle tecniche di immedesimazione emotiva.

Ecco, tra le varie cose di cui mi occupo in agenzia, c’è anche questa. Ogni anno, da molti anni. E quando si parla di job rotation come fattore decisivo per la valorizzazione delle risorse umane mi viene in mente lo sforzo che mi occorre per portare a termine questa attività senza ripetermi. Poi alla fine me la sfango sempre, e ogni volta ne esco talmente provato da dimenticare di pensarci durante gli altri mesi. Ho tentato, qualche tempo fa, di lavorarci in estate, in un momento di relativa quiete. Ma maneggiare immagini e contenuti natalizi con la canicola è surreale. L’esperienza spreme il mio già scarso entusiasmo per il carrozzone di festoni e botti, e la vigilia di Natale, che solitamente corrisponde al primo giorno di ferie, mi guardo le mani, penso a tutte le belle parole che hanno scritto conto terzi e mi impongo di esprimere gli auguri veri, quelli personali, solo con abbracci reali e smodata fisicità.