una bloggata

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I neologismi terminanti con la desinenza in -ata dalle mie parti vanno per la maggiore, su tutti la pizza di fine anno scolastico che finisce per chiamarsi pizzata e così via. C’è stata pure la panettonata di Natale, giuro. E oggi ho partecipato a una biciclettata, niente male vero? Cioè ci si ritrova tutti in un punto in bici, ovviamente, e si parte tutti insieme lungo un tracciato organizzato e comunicato alle autorità competenti perché per bloccare il traffico e attraversare indenni vie e circonvallazioni devi avere i vigili dalla tua, che ti precedono e si appostano negli incroci chiave per fermare gli automobilisti, in questo caso del sabato. E poi tutti insieme si imbocca sani e salvi la pista ciclabile che da me è tutta verde, hanno messo anche i segnali stradali con le distanze dei percorsi per fare sistema, che fa sorridere perché qui c’è davvero poco da sistematizzare da questo punto di vista ma comunque apprezzo la buona volontà, e il primo collegamento che ti viene in mente è un altro punto di vista, di quelli che vedono quei segnali superflui e dicono che non servono a nulla. Eppure la trasformazione dell’hinterland in un qualcosa a misura d’uomo dovrà pur cominciare da qualche parte, no? Quindi tutti in volata sotto questi trenta gradi anomali di metà maggio, padri e madri e figli su due ruote consapevoli che il sostantivo che riassume tutta l’energia dinamica generata prima o poi farà parte del Devoto Oli. Potremmo così organizzare una bloggata, tutti insieme a postare cose dallo stesso luogo anzi no perché l’Internet è già di per sé un luogo. Tutti insieme da casa propria a postare ciascuno i fatti suoi, pensando che ci sia gente che ha voglia di leggerli e meravigliandoci quando invece no.