chiedo l’aiuto del pubblico

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Fanno tenerezza i cittadini, solo quelli educati perĆ², che si sentono disorientati dalle iniziative organizzate dal Comune. Non sono piĆ¹ abituati agli eventi gratis e per di piĆ¹ privi della star televisiva di turno, il Gabibbo, il vincitore di Amici, il sosia di Celentano o, non saprei cosa ĆØ peggio, il raduno delle Ferrari, e chiedono alla responsabile quanto costi un giro sull’asino per il loro figlio. L’evento ĆØ molto carino, si chiama Asinovia. Ci sono cinque asini che si muovono lungo un percorso in un parco boschivo, uno dei quali ĆØ carico di due gerle piene zeppe di libri per bambini, che fanno a turno sulla groppa. A guidare gli asini c’ĆØ un attore che, ogni tanto, ferma la carovana in una radura, mette giĆ¹ due teli rossi, fa sedere i bambini all’ombra delle querce e legge una storia. I bimbi si sbellicano dalle risate perchĆ© l’attore, con un forte accento romagnolo, ĆØ proprio simpatico.

Chi ha scoperto l’iniziativa nei giorni scorsi, quelli piĆ¹ attenti a quel poco che il Comune riesce ancora a organizzare con quel minimo di budget che gli resta, non ci ha pensato su due volte a iscriversi. Sta di fatto che i posti disponibili, ventiquattro bambini per ciascuno dei tre giri di un’ora, si sono esauriti praticamente subito. Ma sapete come succede. La comunicazione pubblica ĆØ quella che ĆØ, alla gente bombardata da informazioni sfuggono i manifesti istituzionali. Non abbiamo tempo di leggere, se leggiamo ĆØ facile non capire un linguaggio spesso distante da quello che occupa la pubblicitĆ  commerciale, in ogni caso siamo abituati ormai ad avere chi lo fa per noi, alla tv.

Quindi intorno al gazebo informativo al centro del parco in cui era stato organizzato il punto di raccolta e partenza dell’Asinovia, c’ĆØ un viavai di famigliole a spasso come ogni domenica, ignare ma incuriosite dall’iniziativa, alle prese con i loro pargoli che premono per saltare in sella agli animali. E come si fa a dire di no ai proprio figli? Si impara: mi dispiace, caro, mamma e papĆ  pensano solo al loro lavoro, non leggono il giornalino del Comune e non badano alle affissioni a meno che non ci siano donne nude o cellulari in offerta.

Poi ci sono quelli che si stupiscono che l’iniziativa sia completamente gratuita, abituati ormai a metter mano al portafogli per qualsiasi cosa. Questo ĆØ il Pubblico, signori miei, sarebbe da dir loro. Se tutti noi pagassimo le tasse sarebbe tutto gratis, magari saremmo anche informati meglio perchĆ© anche il Comune avrebbe un sistema di comunicazione piĆ¹ efficace e anche piĆ¹ moderno, tramite i social media o una web tv, non so, giusto per fare un esempio.

E, dulcis in fundo, arriva quello che chiede l’eccezione. Si puĆ²? No, mi spiace, i posti sono finiti. Ma un bambino in piĆ¹ cosa vi costa, aggiunge lui. Un bambino in piĆ¹, una richiesta espressa con la mimica tipica dell’aumma aumma di nostra produzione: l’indice destro in verticale con il pollice che lo sorregge, le labbra protese nella pronuncia della vocale U, una posa che ricorda TotĆ², la faccia nazionale dello “sgamo”, il mento in avanti, gli occhi furbetti da questua. Uno in piĆ¹, che cosa vi costa? Tanto piĆ¹ che siete nostri dipendenti, sembra dire il TotĆ² con la bambina per mano, che proprio non ne vuole sapere di rinunciare al suo giro in asino. Niente da fare, non c’ĆØ proprio spazio e non sarebbe giusto per tutti gli altri genitori a cui ĆØ stata data una risposta negativa. Il problema ĆØ che di fronte a impiegati pubblici ci sentiamo in diritto di insistere.Ā L’indice resta ancora un po’ lƬ, ritto, una posa plastica che perĆ² non regge. Vieni tesoro, dice quindi alla figlia, proviamo a seguire gli asini, lo chiedo al signore che legge le storie e magari riusciamo a salire lo stesso.