con la precisione è più facile essere pazienti

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Il mio nuovo dottore è di una puntualità commovente. È subentrato a uno dei medici di base andato in pensione da poco. Gli ha lasciato il posto e anche l’ambulatorio. Sono sparite però le stampe con le divise degli eserciti storici anche se, al loro posto, ci sono altre anticaglie di eguale bruttezza. Questa è l’unica occasione di modernizzazione mancata, perché per il resto le cose vanno molto meglio, a partire proprio dagli appuntamenti. Quando c’era il precedente dottore ogni visita era un dramma perché si sforava di più di un’ora. Mi dava appuntamento alle sei e trenta, io arrivavo alle sei perché dal dottore non si sa mai, e uscivo dallo studio almeno alle otto meno un quarto. La prima cosa che i pazienti chiedevano, entrati nella sala d’aspetto, ancora prima di dire buonasera, era l’ora degli appuntamenti degli altri per avere un’idea del margine di ritardo. Il problema del precedente dottore infatti era la difficoltà di organizzazione e la mancanza della capacità di previsione della durata media delle visite. Poi entravi e, cosa che per gli ipocondriaci era assai controproducente, finiva che il dottore si convinceva del’interpretazione delle condizioni fisiche che davano i pazienti di sé. Il nuovo dottore invece è giovane non tanto di età (mi pare sia mio coetaneo) quanto di approccio alla professione e ha competenze che lo fanno sembrare un laureato in ingegneria gestionale. Tende all’essenziale durante la visita pur essendo estremamente rigoroso, con il risultato che gli appuntamenti che dà spaccano il secondo. Quando prenoti al telefono ti chiede cosa ti occorre e, in base alle informazioni raccolte, probabilmente comprende di quanto tempo hai bisogno. L’appuntamento è alle sette, arrivi alle sette meno un quarto perché dal medico non si sa mai e alle sette ti chiama dentro. Restano però invariati gli accostamenti di pazienti. In sala di attesa continuano a capitarmi, anche se per un lasso di tempo nettamente inferiore a prima, persone molto diverse da me. Nessuno con la maglietta dei Joy Division, per dire, ma tanta gente che guarda sullo smartphone video di test di automobili o di cuccioli di cani allattati con il biberon.