vi diamo tutta Roma, la Sicilia e anche Baricco

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Almeno una volta nella vita, di fronte a una multa da svariate centinaia di lire in un momento non particolarmente propizio dal punto di vista degli introiti e conseguentemente dell’autostima, sarà capitato anche a voi di pensare che tutto sommato una reclusione di qualche mese al posto di corrispondere alla legge quanto imposto non costituisca un epilogo così sfavorevole. Chi ha pensato così, e non faccio nomi perché dovrei svelarvi il mio, non ha idea di cosa voglia dire essere sbattuti in cella e fare a meno della propria libertà, senza contare poi tutto quello che ti può succedere di estremamente impattante dentro e fuori di te mentre sconti la pena e dopo l’esperienza carceraria. Risolvere debiti con parentesi delle proprie esistenze haimé non funziona e tantomeno paga. La multa da più di quattrocentomila lire che mi sono visto recapitare solo perché non ho pagato quella da sessantamila che una pattuglia dei Carabinieri di Varazze (SV) mi aveva giustamente appioppato perché pisciavo la notte della mia bisboccia di laurea sul lido (ma erano le tre passate e sfido chiunque a equivocare un bisogno fisiologico con un atto osceMo in luogo pubblico) mi si è riproposta alla memoria proprio in questi tempi di grandi condanne internazionali a stati a quanto pare poco virtuosi. Ho letto però di partenoni e isole da sogno come garanzia, come quando hai una sorella che ti convince a ipotecare in suo favore una casa di campagna di comune proprietà e poi lei smette di pagare il mutuo concesso proprio con quel bene immobile in caparra e siamo di nuovo nel caso delle cose impattanti dentro e fuori di te (questa è una storia vera). E sapete che comunque non mi sembra per nulla una cattiva idea. Provate a riflettere. Monumenti e isole affidate in gestione alla Germania. La Sicilia e la Sardegna, con tutto il loro patrimonio ambientale e culturale in mano a una gestione tedesca che ci saranno pure le banche ma quando me li vedo intorno in campeggio che la cosa più trasgressiva che fanno è un rutto dopo la birra mi farei adottare per vivere sotto la loro tutela in uno di quei bellissimi camper. Oppure Pompei. Ve lo immaginate? Gli diamo un po’ di questi posti per qualche anno, giusto il tempo di farli fruttare meglio di come lo facciamo noi, ci ripaghiamo un po’ del debito pubblico e poi, considerando che siamo in un periodo civilissimo, ci riprendiamo tutto rimesso a nuovo come quando portiamo la Volkswagen Touran che mi piacerebbe tanto averla dal meccanico autorizzato e ti dura ancora tutta la vita. Anzi, se occorrono degli ostaggi per consegnarsi alla Merkel e vivere a Berlino fino a quando qui ci sarà un po’ meno corruzione io mi offro volontario.

nord chiama sud

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Mia figlia, che per la prima volta nella sua – e di conseguenza mia – vita si trova in Scozia per un paio di settimane full immersion di lingua inglese, al telefono mi dice che sta grandinando. Potrebbe trattarsi di un dettaglio che va a finire immediatamente nel contenitore in cui giacciono alla rinfusa tutte le cose che dal sud del mondo desideriamo del nord e viceversa. Orde di gente dalla pelle trasparente che firma carte false pur di riempirsi di eczemi con quello che rimane del clima mediterraneo da una parte versus qualche sparuto romantico dalla pelle olivastra, certo lascito di qualche infiltrazione saracena avvenuta senza andare tanto per il sottile nei confronti di qualche mia antenata in qualche secolo addietro, che sogna la gioia della malinconia perpetua dovuta a condizioni meteo generose in quanto a variabilità. Proprio come in Scozia e comunque a quelle latitudini lì. Mentre ogni anno in estate qualche burlone aumenta di una tacca il manopolone della temperatura media in posti già poco accoglienti per afa e zanzare come la pianura intitolata al dio Po, il canale diretto tra settentrione e meridione dell’Europa si ravviva di scambi di genere umano e, in via del tutto eccezionale, quest’anno anche di un vivace battibecco su chi debba pagare cosa o quanto non restituire a certi Paesi a quanto si dice poco virtuosi ma, di certo, con un senso della democrazia piuttosto sviluppato. C’è chi sostiene che chi non ha voglia di lavorare per il caldo passa il tempo un po’ come preferisce. Sta di fatto che, referendum o no, noi europei siamo una cosa unica checché se ne dica. Una faccia una razza ma non ditelo a quelli alti e biondi e civili del nord che a noi, sbruciacchiati in questa enorme terronia canicolare, non ci vuole proprio copiare nessuno. E invece chi la pensa così sbaglia di grosso. C’è un cantante producer e chissà cosa norvegese, un certo Erlend Øye e si, avete ragione, è proprio la metà dei Kings of Convenience, che si è dilettato a interpretare “Estate” di Bruno Martino, uno dei brani più invernali di tema estivo e infatti spesso equivocato. L’estate di Bruno Martino infatti finisce ancora prima di iniziare, annegata nel dolore esistenziale. Erlend Øye lo ha capito molto più di noi, a dimostrazione che il ponte tra nord e sud è sempre frequentatissimo in un senso e che, in cambio, siamo pronti con i bagagli in mano per emigrare in posti più civilizzati. Almeno più operosi perché fa più fresco e, talvolta, grandina.