più che partita a me sembra essere tornata

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La prima legge della concorrenza nel settore dell’entertainment televisivo più o meno impone che quando alla tv c’è la nazionale impegnata in una competizione agonistica come gli Europei o i mondiali è inutile trasmettere programmi di un certo valore perché tanto non ne vale la pena. Ora non so quanti siamo in Italia che il calcio non ce lo inculiamo di pezza (cit.) e lo so che ai tempi delle smart tv e di Internet le serate immolate allo zapping non hanno nessun senso, però non vedo perché noi agnostici del pallone non possiamo godere di diritti civili come tutti gli altri, come poterci svaccare con il caldo di fronte a po’ di sana evasione intellettuale.

Comunque non è che non ci fosse proprio nulla da vedere, ieri sera, al posto di Italia Spagna. Ma nell’ordine ho notato “Point Break” che è un gran film ma diamine, lo so a memoria rientrando tra i miei 20 preferiti. Altrove c’era “La leggenda di Al, John e Jack” che, per dire, è il 2016 e non sono stati ancora sconfitti i berluscomici. Per rimanere in tema, ho assistito a qualche minuto dello spettacolo del calcio preso in giro a modo loro dalla Gialappa’s con i gollonzi e i rumori degli scontri sotto ai tackle robusti del gioco maschio degli ottavi di finale che è sempre così uguale a se stesso da sempre e mi chiedo intanto se diverta ancora qualcuno e poi se e quando finirà. A qualche programma di distanza ha fatto capolino persino il Gabibbo in una delle sue missioni di rivalsa verso i soprusi perpetrati alla povera gente, siamo ancora messi così, per finire con un giovane Robin Williams accompagnato da una ancor più giovane Julia Roberts nei panni di Trilly campanellino e di Hook, nientepopodimeno.

In tutto questo salto quantico nel passato (tra parentesi ho visto che da qualche parte ma di pomeriggio fanno le repliche di Quantum Leaps) così presente se davvero, può essere una coincidenza dovuta all’unico fenomeno, una partita della nazionale, che è allo stesso tempo religione e oppio dei popoli, dicevo in questo balzo nel tempo in fondo sentire cantare ancora “Seven Nation Army” nella versione corale da stadio è stato il frammento più recente di un insieme di rimasugli tutti da dimenticare. Vediamo allora cosa avrete da offrirmi ai quarti di finale.

miglioreRAI

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Il coming out del giorno è che ho finalmente stipulato l’abbonamento alla tv pubblica. Vedete, siamo pronti a grondare giudizi su chi non paga le tasse e non emette gli scontrini fiscali e poi, nel nostro piccolo, anzi nel mio, ci facciamo fare ladri dalla prima occasione che possiamo cogliere all’insaputa del potere giudiziario. Posso aggiungere in mia discolpa che c’è molta confusione su quali dispositivi siano identificabili come soggetti al pagamento del canone, ma negli ultimi mesi la percentuale di programmi che ho seguito sui numerosi canali RAI dell’offerta del digitale terrestre o in streaming, ammetto essere cresciuta in modo esponenziale tra le mura di casa mia.

Resta però l’immenso  equivoco del nostro tempo, la babele dell’informazione criptata o a pagamento, gli articoli delle testate online o in pdf, i video su youtube non disponibili per questa o quella regione o la tv satellitare vs.  i siti per vedere in chiaro le partite, che poi è la stessa cosa dell’annosa questione degli mp3 e degli e-book, il tutto riassumibile nell’allegoria che come l’erba è illegale coltivarla – come si fa a impedire che un vegetale cresca? – così tutto che è digitale si dilata e pervade in modo granulare ogni anfratto della nostra attitudine alla conoscenza, soprattutto se supportata da dispositivi digitali e da quella cosa che ci sovrasta che è la rete e di cui abbiamo ormai perso il controllo. Insomma, possiamo nasconderci ma è impossibile non farci sorprendere e colpire da un qualunque tipo di connettività.

E in questo infinito quasi leopardiano, con tutti i suoi interminati spazi e sovrumani silenzi, i legislatori annaspano nel trovare un modo per attivare policy e regolamentazioni a tutela dei diritti che sì, è giusto e sacrosanto, ma oramai è lapalissiano che non è certo quello più il problema. Così tutte le tv pubbliche e a pagamento – e la SIAE, certo –  dovrebbero far parte di quel contenitore che è l’abbonamento a Internet perché chi mi trova la differenza è bravo, e anzi andiamo alla radice e paghiamo direttamente con l’irpef anche un forfait per tutto ciò che arriva alla nostra presa di rete e morta lì. Musica, televisione, cinema, libri, foto. Per dire, è di poco fa la notizia di Prince che dall’alto dei suoi trilioni ha denunciato 22 persone ree di aver postato link a registrazioni non autorizzate di suoi concerti. E sì, siamo nel 2014.

Comunque in attesa che il mondo cambi ho deciso che è giusto pagare il dovuto affinché ci siano anche le risorse per agire questo cambiamento e ho messo mano al portafoglio. Certo, della RAI non mi piace proprio tutto, anzi a essere sincero è difficile che, nel poco tempo che passo davanti alla tv, trovi qualcosa a cui dica un sì deciso e convinto. Ma se metto insieme i canali di cartoni animati, qualche film su RAI Movie, un documentario su Marina Abramovich che è passato l’autunno scorso e qualche puntata di Gazebo diciamo che quei pochi euro al mese li valgono. No, ho detto una sciocchezza: solo l’aver trasmesso The Newsroom mi ha fatto rivalutare l’intero palinsesto. Insomma, ieri quando sono uscito dall’ufficio postale con le mie ricevute ero un po’ più povero ma tutto orgoglioso e con la coscienza a posto. Ora potrò tornare a vantarmi di aver cancellato tutte le reti Mediaset dai programmi memorizzati del mio televisore senza correre il rischio di ricevere un controllo a casa.

fuori programma

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Io la tv non la guardo: si tratta di una dichiarazione laconica e mirata ma che si presta a infinite interpretazioni, sempre che uno abbia tempo da perdere per pensarci su. E quando uno dice che non guarda la tv, io posso anche credere che sia uno di quelli che dice di non guardare la tv per posa snob, l’intellettuale che non si mischia alla gente e non si presta a intrattenimenti comuni. Ma attenzione, perché in giro c’è pieno di tipi snob che guardano la tv con il piglio di essere snob PUR guardando la tv, e tacciano di ostentazione di falso snobismo chi non la guarda e lo conferma a parole, senza considerare chi la guarda e afferma in pubblico il contrario perché chi mente sapendo di mentire è fuori gioco e andare a fondo anche di questa casistica non ci passa più. Ma il tutto ti fa girare la testa.

Vai a sapere quindi come ognuno si comporta a casa propria. Io, anzi, io personalmente, come va di moda dire ai nostri tempi, la tv non la guardo, perché ogni volta che mi capita di accenderla rimango inorridito, mi incazzo, mi annoio, passo in rapida sequenza tutte le memorie che il digitale terrestre mi impone, cerco qualche documentario sulla Resistenza su Rai Storia, che a volte trovo ma sempre più spesso mi imbatto in Minoli che parla di Craxi. Inoltre sono contrario per principio alla tv non pubblica a pagamento. Cerco un po’ di musica ma i canali musicali oramai trasmettono tutt’altro, quindi spengo e metto su un disco.

L’apparecchio televisivo è un elemento domestico intorno a quale si progettano arredi di interi ambienti, il mio stesso mobile in soggiorno ruota intorno a un core unit – così definito sul catalogo – pensato per accogliere un maxi schermo, che a malapena sono riuscito a riempire con un 26 pollici e qualche dispositivo hi-tech connesso, il lettore dvd e un hard-disk multimediale. E ho sempre avuto l’impressione che trascorrere il tempo mediato da una visione casalinga comune, ovvero mettersi con il proprio partner a guardare la tv, fosse un po’ la morte della relazione, la pace dei sensi del dialogo e del confronto. C’è anche il fattore divano che ha il potere di spingermi al sonno a una velocità altrimenti impensabile, tanto che il binomio panciolle più voce narrante è letale nelle ore diurne bensì perfetto per le notti di ansia. Non oso pensare chi azzarda a mettersi la tv anche in camera da letto.

Ma il motivo principale è che non c’è mai tempo per sedersi e sperare di divertirsi con quel coso acceso davanti. E quando ci tentiamo, anche solo per il tg3, ecco che qualcuno reclama la visione del suo film preferito, e ci va già di lusso l’essere riusciti a guidare i gusti della personcina in questione anche oltre i disegni animati, grazie a lungometraggi divertenti e, tutto sommato, visibili anche più volte alla settimana.