odio le statue

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La notizia è che Bruno Martino si risentì per una facile ma sagace intuizione di Lelio Luttazzi, il quale interpretò una parodia del suo celebre tormentone sulla bella stagione dal titolo “Odio le statue” e che diceva

“Le statue
che sono solo amate dai piccioni
io gli darei l’assalto coi picconi
per farle in mille pezzi o forse più.
Odio le statue.”

tanto che l’autore ne cambiò il titolo nel più laconico “Estate” e basta.

Peccato, perché l’unico vero standard jazz italiano presente nel Real Book avrebbe potuto aspirare a inno del movimento iconoclasta del momento, quello che vorrebbe spodestare dai loro basamenti le vestigia – di marmo o che altro – di alcune personalità dal passato oscuro e indegne di un posto d’onore in piazze e parchi pubblici.

Le statue, per contro, hanno designato come logo della loro campagna di difesa L.O.V.E, la celebre scultura comunemente nota come “Il Dito” dell’artista Maurizio Cattelan, ubicata al centro di piazza degli Affari a Milano e, a prova del vilipendio subito da alcuni esponenti della loro specie, hanno diffuso immagini relative alla mutilazione a cui fu sottoposta tal Nike di Samotracia, un sopruso a riparazione del quale il genere umano ha offerto alla vittima un posto d’onore al Louvre.

Ogni idealista che si rispetti ha le sue statue invise da buttare giù e le effigie a cui impartire una damnatio memoriae. Pensate a “Goodbye Lenin” e alla celebre scena della rimozione del monumento allo statista sovietico, per non parlare dei faccioni dei dittatori nordafricani e arabi abbattuti come ultimo sfregio al crollo del regime che incarnavano.

E poi, a ben vedere, chiunque è colonizzatore di qualcuno, quindi ci sta che ci siano correnti di pensiero che vorrebbero far piazza pulita degli eroi dal retrogusto equivoco. Se non ricordo male c’era persino qualcuno nella Lega che ce l’aveva su con le statue di Garibaldi, reo di aver unito il meridione al nord.

L’architettura è un altro paio di maniche, nel senso che per quanto possa avere in odio il mascellone giustamente capovolto, il razionalismo del ventennio non me lo dovete toccare. Al massimo diamo qualche scalpellata sulle aquile e sui fasci littori, per quello non c’è problema. E, a proposito di nazifascisti, sulla statua e sul parco di Montanelli mi trovate d’accordo con quello che ha sostenuto che, al di là dell’antiberlusconismo degli ultimi anni, raccontare del suo passato durante l’occupazione italiana in Etiopia potrebbe mandare in confusione più di un millenial.

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