schiaccianti verità

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Sapete, vero, quello che si dice su noi uomini e cioè che il multi-tasking non è un asset per un modello entry-level di cervello come quello di cui siamo stati dotati. D’altronde fare l’upgrade in questo caso equivale a un cambiamento di genere: si dovrà pur creare uno slot da qualche parte per le schede dedicate alle nuove funzionalità, no? Quindi mettiamoci il cuore in pace, rimarremo esseri senza troppe pretese tanto che gestire situazioni complesse resterà sempre un’esclusiva femminile. Non a caso nelle situazioni di panico meniamo le mani, abbandoniamo la scena, pestiamo i piedi o scendiamo nel garage adducendo una scusa qualsiasi così da avere una giustificazione per inventarci, senza troppi sensi di colpa, qualche passatempo in cui immergerci in solitudine come il modellismo, i videogame, l’apicoltura, la corsa o il bricolage. Ben altra cosa è risolvere le situazioni nell’immediato. E di fronte a fattori multipli subentrano altri meccanismi di autodifesa, perché non è che non abbiamo proprio nulla, almeno l’istinto di sopravvivenza che è un comando di bassissimo livello è lì pronto a reagire con una gamma di operazioni che contemplano spesso il suicidio temporaneo, meglio noto come crash del sistema operativo, sempre che naturalmente ci si ricordi a memoria la sintassi corretta.

Parla per te, mi diranno i maschi più permalosetti. Noi siamo in grado di mettere il parquet in casa, e non quello a incastro, mentre seguiamo i nostri figli durante lo svolgimento dei compiti assistendo alla finale di coppa del Milan su Sky e nostra moglie che ci spiega la nuova organizzazione degli spazi della cucina. Be’, beati voi. Perché io invece vado in confusione in frangenti molto più elementari. Ecco, mi vedete ora mentre sto interloquendo con due adulti in un parchetto all’uscita di una tensostruttura sportiva? Bene, sappiate che si tratta di una situazione solo apparentemente ordinaria ma che nasconde tutta una serie di difficoltà facilmente riportabili. In ordine più o meno cronologico:

a) i due al mio cospetto sono papà di compagne di classe di mia figlia e come me sono lì in attesa che le bimbe finiscano l’allenamento di volley, occorre fare del proprio meglio per essere recepito come un adulto altrettanto adulto e autorevole

b) entrambi fumano, a turno si accendono la sigaretta e, senza interruzione, il fumo dell’uno o dell’altro arriva dritto alle mie narici; il fumo passivo e nemmeno mediato mi causa un curioso blocco respiratorio, quindi metto in atto una strategia di allontanamento difficilmente applicabile se chi fuma comunque tende ad avvicinarsi

c) entrambi operano nel settore dell’edilizia, carpenteria uno e impianti elettrici l’altro, e l’attenzione da focalizzare sui temi in discussione richiede il massimo sforzo per i non addetti ai lavori, anche un singolo grugnito di approvazione dev’essere ponderato e collocato al momento opportuno per non stimolare la reciprocità della richiesta di approfondimento

d) mia figlia esce in pantaloncini e maglietta con in mano lo zaino della scuola, lo zaino dello sport vuoto, tra le braccia la maglia, la felpa, il grembiule e la bottiglia d’acqua e mi mette tra le mani lo zaino della scuola, lo zaino dello sport vuoto, la maglia, la felpa, il grembiule e la bottiglia d’acqua che vanno a sommarsi alla mia borsa e all’ombrello perché quella mattina ha piovuto e sono appena rientrato dal lavoro

e) mi rendo conto che mancano all’appello i jeans e mia figlia mi confessa di non averli trovati più al rientro dalla palestra negli spogliatoi, le chiedo se ne è sicura e alla sua risposta si mischiano le chiacchiere delle sue compagne di classe e di squadra ai papà di cui sopra

d) tenendo in equilibrio la maglia, la felpa, il grembiule e la bottiglia d’acqua mi sincero che i jeans non siano stati riposti nello zaino della scuola o nello zaino dello sport e avuta la conferma mi congedo dagli altri papà uno dei quali nel frattempo mi chiede se davvero il prossimo giovedì c’è una riunione dei genitori e sembra stupito della mia risposta poco esaustiva

e) accompagnato da mia figlia torno nello spogliatoio dove mi faccio un po’ di problemi a entrare perché nel frattempo la squadra delle bambine ha lasciato il posto a quella delle ragazzine e così chiedo il supporto del custode che invece entra senza tanti problemi e mi invita a fare altrettanto per assicurarmi che effettivamente anche lì i jeans non ci sono

f) le ragazzine mentre si cambiano fomentano i miei timori sul fatto che qualcuno li abbia rubati i jeans di mia figlia, perché dicono che sono cose già successe, così riesco a condurre fuori di lì il custode lamentandomi di quel fatto e lui mi consola dicendo che può anche essere che qualche bambina li abbia presi per sbaglio ma ormai in me si sta radicando la tesi più cruenta

g) torno fuori, sempre con tutta quella roba in mano perché mia figlia vuole giocare con le sue compagne di squadra e non ne vuole sapere di avere le mani impegnate, e una delle mamma che fa da coordinatrice mi chiede se mia figlia ha già fatto la visita con il medico sportivo e io non lo so perché solitamente va mia moglie a prenderla all’uscita, e poi le dico che a mia figlia sono stati rubati i pantaloni e ora deve tornare a casa con i pantaloncini da volley e meno male che è fine estate o giù di lì, ma la mamma che fa da coordinatrice, che è donna, sorride e con parole sagaci mi conferma la tesi dello scambio di abbigliamento per errore e chiede a mia figlia chi era seduta nei posti vicino a lei nello spogliatoio. Le due bambine che possono essere all’origine di tutta quella confusione sono ancora lì, insieme ai loro papà che lavorano nell’edilizia ai quali ora si sono aggiunte le mogli e tutti in cerchio si stanno salutando

h) ed ecco l’epilogo scontato: i pantaloni erano nello zaino di una delle compagne di squadra che erano sedute negli spogliatoi al fianco di mia figlia, il che mi riempie di vergogna per aver pensato che qualcuno avesse potuto rubare un paio di jeans di sottomarca e per non aver gestito la situazione con la calma adeguata.

Così mi allontano per mettere ordine a me, alle cose che ho in mano e alla mia vita stessa. I vestiti nello zaino dello sport, il grembiule nello zaino della scuola, la bottiglia d’acqua è quasi vuota, due sorsi e si può buttare nel cestino. Mia figlia mi parla perché vuole raccontarmi della giornata e dell’allenamento ma io rivedo in sequenza tutte le fasi, dalla a all’h, e mi chiedo retoricamente che cosa mi manca per comportarmi come una vera donna.

2 pensieri su “schiaccianti verità

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