fammi tuo

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Se considerate quante coppie etero conoscete in cui la componente femminile è nettamente dominante rispetto a quella maschile e confrontate questo dato con la percentuale di donne al potere nelle istituzioni o nelle aziende giungerete alla conclusione che c’è qualcosa che non va. Qualcuno potrebbe obiettare che il potere che le donne esercitano negli ambienti domestici non è lo stesso che occorre per guidare un governo, un partito, una multinazionale o un colosso della finanza, o anche che i mariti alle mogli lasciano fare per quieto vivere, per non rendere il tempo in casa peggio di quello che affrontano sul lavoro, alla mercé di uomini tanto quanto loro che li vessano con soprusi sempre più crudeli. Oppure l’intero sistema politico, economico e produttivo mondiale (ho sentito anche questa, giuro) non può permettersi di andare in tilt cinque giorni al mese e che il temperamento maschile è più adatto laddove occorre mantenere degli standard sempre. O anche che la struttura degli organigramma societari non ammette la tipica dinamica che si consuma quotidianamente in case come la vostra e la mia, in cui c’è qualcuno che imposta le relazione dicendo amorevolmente agli altri che cosa o che cosa non fare. Non so cosa serva a scardinare questo sistema di pregiudizi vecchi come il cucco né se imporre i cambiamenti con i nomi delle professioni al femminile come si usa oggi, e tenete conto che in questi processi solo apparentemente di forma io trovo un grande senso di civiltà, di sapersi mettere in discussione, di lanciare segnali, sia efficace. Ho scoperto che le cose dovrebbero andare diversamente da come sono sempre andate nei numerosi ambienti ad alta frequentazione femminile in cui ho vissuto, nella mia vita. Spero di continuare ad accettare l’inferiorità insita nel mio genere anche quando sarò vecchio e, di conseguenza, indurito e amareggiato dal tempo che se ne va sempre più in fretta, e di non smettere mai di convincermi – anche dopo averci riflettuto per capire a fondo, come mi accade ora – che l’impostazione che le donne, le mogli, le figlie, le nonne, le insegnanti, le amiche danno alle cose è sempre la più efficace. Ecco, vedete, nell’elenco ho lasciato fuori le colleghe, e un perché ci sarà.

dolcemente complicate

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Mercoledì scorso, mentre sonnecchiavo sul treno del ritorno, ho deciso che mi sarei tagliato i capelli la sera stessa. Anche se il bisogno di darmi una sistemata era nell’aria, come i miei capelli del resto, ho deciso all’improvviso. Ho chiamato subito mia moglie per avvisarla che avrei tardato e lei mi ha risposto che non c’era problema, aveva appena ritirato il numero per la coda alle Poste e aveva davanti a sé più di venti persone. Il mio parrucchiere si trova a due passi dalla stazione, come l’ufficio postale del resto. A quell’ora di un giorno infrasettimanale sarebbe stato difficile trovarlo occupato (sono in due a gestire il negozio), e infatti in una ventina di minuti ho fatto tutto. Shampoo, taglio, rifiniture, phon e consueto mancato ritiro della ricevuta. Ho aggiornato mia moglie che, in perfetta sincronia, si stava accomiatando dall’impiegato che l’aveva servita, e di lì a poco ci siamo incontrati per rientrare insieme. Questo per dire che invece poi sabato mattina mia moglie ha deciso anche lei di andare dallo stylist. Ha prenotato riuscendo a trovare un posto malgrado fosse sabato, è entrata alle 10:45 ed è tornata a casa alle 15:15.

cose da uomini o uomini con le loro cose

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Non possiamo certo dirci dolcemente complicati, anche se certe giornate amare, lascia stare, le abbiamo anche noi. E per continuare con Ruggeri – perché lo sapete vero che la canzone non l’ha scritta Fiorella Mannoia – ve lo posso confermare: siamo così. Anche da piccoli. Con certi attitudini tipicamente maschili ci cresciamo fin dalla culla. Ne è una prova Federico, un compagno di classe di mia figlia per cui lei sembra avere a fasi alterne cottarelle e ritorni di fiamma. Sono dell’idea che gli amori che si consumano in quarta e quinta elementare non sono da sottovalutare, anche se i genitori sono costretti a ostentare distacco per non drammatizzare in eccesso. Sono quindi da seguire con attenzione, il che vale doppio per i papà, da sempre tacciati di essere possessivi con le proprie figlie. Non ditelo a me, che sono sono possessivo persino con i miei gatti.

Comunque la cotta che mia figlia si trascina dall’anno scorso per Federico da qualche tempo non è più ricambiata. Colui che pretende di superare il sottoscritto nella classifica degli uomini di riferimento dice però a tutti di essere innamorato di qualcuno, ma non vuole rivelarne il nome prima di sapere se è contraccambiato. Avete capito la dinamica? Quanti maschi maggiorenni e vaccinati avete incontrato che si comportano così?

Questo bellimbusto alla fine ha fatto il nome della bambina di cui è innamorato, che non è quello di mia figlia ma di una comune amica. Il mio stato d’animo è stato un misto tra un “come si permette” e un “meglio così”. Ma questa gli ha dato il due di picche perché invece ama uno che si chiama Manuel. Federico così è tornato sui suoi passi e ha detto che allora avrebbe amato mia figlia. Avete capito l’antifona. Prima vuol essere sicuro di non essere deluso, poi passa a quella dopo della lista. Mia figlia, non ancora avvezza alle schermaglie amorose, ha frainteso positivamente il gesto così le ho dovuto spiegarle come funzionano le cose. Essere la seconda scelta e un ripiego non fa per lei, è l’ABC di quell’orgoglio che conosco bene.

Quello che intendo è che io patisco persino quando mia moglie chiede al vicino di casa un aiuto per cose tipo fissare il bastone delle tende. Già, io non so usare il trapano (doppi sensi a parte). Me la cavo bene con queste cose qui, blog, socialini, parlare di figli, e informatica, ma quando si tratta di fischer e tasselli a espansione non fate conto su di me. Lei mi chiede allora come penso di risolvere l’impasse, di certo non si può rintracciare e pagare qualcuno solo per fare un buco nel muro ogni volta che c’è da appendere qualcosa. Ma lo sapete. Non è da noi maschi chiedere informazioni o ammettere i propri limiti nelle funzioni che la natura ci ha assegnato: la riproduzione, il barbeque, l’orientamento, il coraggio, la manutenzione della casa, i motori. Forse nessuno ci educa da piccoli al contrario, forse c’è un qualcosa che coviamo dentro che sprigiona questo tipo di cose, scorie che almeno con l’intelligenza e l’età dovremmo provare a espellere in qualche modo.

tutto si aggiusta

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Converrete con me che la figura dell’uomo di fatica esiste ancora. Siamo noi, e siamo in tutte le case. Mariti, compagni, conviventi che comunque quando c’è da sgobbare siamo per forza di cose chiamati in causa perché i lavori pesanti, alla fine della fiera, spettano sempre a noi. Ci pensavo stamattina alle sette mentre guidavo e mi restavano ancora più di tre ore di strada dopo aver passato una notte pressoché in bianco per un mix di tossi diffuse altrui  ed esuberanza felina e mentre crollavo dal sonno ma dovevo sforzarmi per portare la mia famiglia nel luogo di villeggiatura stabilito – una nota città d’arte italiana – la mia famiglia si era già addormentata e mi aveva lasciato in quel duro compito di non cadere nella tentazione di un fatale colpo di sonno. Loro dormivano tanto c’era chi guidava ed era naturale che fosse così. L’uomo è al volante sempre, in ogni situazione e quindi anche in senso metaforico. Perché capita ogni tanto di chiedere a tua moglie di lavare cortesemente i piatti mentre devi per forza controllare se si sono aggiunti nuovi follower al tuo profilo di Twitter. Oppure se non le pesa cambiare la lettiera dei gatti perché non puoi assentarti dal flame che stai seguendo sul tuo social network preferito. A me è successo, per esempio, di sottrarmi al tradizionale cambio degli armadi di stagione ma solo perché non avevo ancora ultimato un post per questo blog. Ciò non toglie, però, che le nostre consorti sentano come dovuto l’affibbiarci ogni scocciatura che secondo loro ci spetta di natura. Fare buchi con il trapano. Portare continuamente cose giù in cantina o in garage, per poi riportarle su qualche mese dopo perché occorre portare giù le altre che la volta prima avevate portato su. Togliere le tende e riallestirle dopo che sono asciutte. Per non parlare degli interventi sul pc di famiglia, già perché noi uomini siamo tutti periti informatici (e allora voi donne siete tutte cuoche? Eh?) e forniamo help desk 24 per 7, e ci spetta anche tutto ciò che è soggetto a un funzionamento meccanico. Dall’apribottiglie al motore a scoppio passando per serrature, giocattoli dei bambini e rubinetteria. E questi sarebbero i lavori di fatica, sento già mormorare le voci inquisitorie al di là dello schermo. No, però i trasporti pesanti li ho omessi in quanto sono un dato di fatto. Sposta il tavolino lì, la libreria sta meglio là, la cameretta potremmo rivederla perché il lettino è vicino a una parete esposta a nord. E noi a rimboccarci le maniche come quegli energumeni delle imprese di traslochi. Quando ce ne staremmo molto più volentieri spaparanzati a leggere il nostro romanzo preferito malgrado tutti quei rumori di aspirapolvere e lucidatrici. Ecco, la parità dei diritti dovrebbe essere un po’ più pari ma dalla nostra parte. Altro che.

schiaccianti verità

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Sapete, vero, quello che si dice su noi uomini e cioè che il multi-tasking non è un asset per un modello entry-level di cervello come quello di cui siamo stati dotati. D’altronde fare l’upgrade in questo caso equivale a un cambiamento di genere: si dovrà pur creare uno slot da qualche parte per le schede dedicate alle nuove funzionalità, no? Quindi mettiamoci il cuore in pace, rimarremo esseri senza troppe pretese tanto che gestire situazioni complesse resterà sempre un’esclusiva femminile. Non a caso nelle situazioni di panico meniamo le mani, abbandoniamo la scena, pestiamo i piedi o scendiamo nel garage adducendo una scusa qualsiasi così da avere una giustificazione per inventarci, senza troppi sensi di colpa, qualche passatempo in cui immergerci in solitudine come il modellismo, i videogame, l’apicoltura, la corsa o il bricolage. Ben altra cosa è risolvere le situazioni nell’immediato. E di fronte a fattori multipli subentrano altri meccanismi di autodifesa, perché non è che non abbiamo proprio nulla, almeno l’istinto di sopravvivenza che è un comando di bassissimo livello è lì pronto a reagire con una gamma di operazioni che contemplano spesso il suicidio temporaneo, meglio noto come crash del sistema operativo, sempre che naturalmente ci si ricordi a memoria la sintassi corretta.

Parla per te, mi diranno i maschi più permalosetti. Noi siamo in grado di mettere il parquet in casa, e non quello a incastro, mentre seguiamo i nostri figli durante lo svolgimento dei compiti assistendo alla finale di coppa del Milan su Sky e nostra moglie che ci spiega la nuova organizzazione degli spazi della cucina. Be’, beati voi. Perché io invece vado in confusione in frangenti molto più elementari. Ecco, mi vedete ora mentre sto interloquendo con due adulti in un parchetto all’uscita di una tensostruttura sportiva? Bene, sappiate che si tratta di una situazione solo apparentemente ordinaria ma che nasconde tutta una serie di difficoltà facilmente riportabili. In ordine più o meno cronologico:

a) i due al mio cospetto sono papà di compagne di classe di mia figlia e come me sono lì in attesa che le bimbe finiscano l’allenamento di volley, occorre fare del proprio meglio per essere recepito come un adulto altrettanto adulto e autorevole

b) entrambi fumano, a turno si accendono la sigaretta e, senza interruzione, il fumo dell’uno o dell’altro arriva dritto alle mie narici; il fumo passivo e nemmeno mediato mi causa un curioso blocco respiratorio, quindi metto in atto una strategia di allontanamento difficilmente applicabile se chi fuma comunque tende ad avvicinarsi

c) entrambi operano nel settore dell’edilizia, carpenteria uno e impianti elettrici l’altro, e l’attenzione da focalizzare sui temi in discussione richiede il massimo sforzo per i non addetti ai lavori, anche un singolo grugnito di approvazione dev’essere ponderato e collocato al momento opportuno per non stimolare la reciprocità della richiesta di approfondimento

d) mia figlia esce in pantaloncini e maglietta con in mano lo zaino della scuola, lo zaino dello sport vuoto, tra le braccia la maglia, la felpa, il grembiule e la bottiglia d’acqua e mi mette tra le mani lo zaino della scuola, lo zaino dello sport vuoto, la maglia, la felpa, il grembiule e la bottiglia d’acqua che vanno a sommarsi alla mia borsa e all’ombrello perché quella mattina ha piovuto e sono appena rientrato dal lavoro

e) mi rendo conto che mancano all’appello i jeans e mia figlia mi confessa di non averli trovati più al rientro dalla palestra negli spogliatoi, le chiedo se ne è sicura e alla sua risposta si mischiano le chiacchiere delle sue compagne di classe e di squadra ai papà di cui sopra

d) tenendo in equilibrio la maglia, la felpa, il grembiule e la bottiglia d’acqua mi sincero che i jeans non siano stati riposti nello zaino della scuola o nello zaino dello sport e avuta la conferma mi congedo dagli altri papà uno dei quali nel frattempo mi chiede se davvero il prossimo giovedì c’è una riunione dei genitori e sembra stupito della mia risposta poco esaustiva

e) accompagnato da mia figlia torno nello spogliatoio dove mi faccio un po’ di problemi a entrare perché nel frattempo la squadra delle bambine ha lasciato il posto a quella delle ragazzine e così chiedo il supporto del custode che invece entra senza tanti problemi e mi invita a fare altrettanto per assicurarmi che effettivamente anche lì i jeans non ci sono

f) le ragazzine mentre si cambiano fomentano i miei timori sul fatto che qualcuno li abbia rubati i jeans di mia figlia, perché dicono che sono cose già successe, così riesco a condurre fuori di lì il custode lamentandomi di quel fatto e lui mi consola dicendo che può anche essere che qualche bambina li abbia presi per sbaglio ma ormai in me si sta radicando la tesi più cruenta

g) torno fuori, sempre con tutta quella roba in mano perché mia figlia vuole giocare con le sue compagne di squadra e non ne vuole sapere di avere le mani impegnate, e una delle mamma che fa da coordinatrice mi chiede se mia figlia ha già fatto la visita con il medico sportivo e io non lo so perché solitamente va mia moglie a prenderla all’uscita, e poi le dico che a mia figlia sono stati rubati i pantaloni e ora deve tornare a casa con i pantaloncini da volley e meno male che è fine estate o giù di lì, ma la mamma che fa da coordinatrice, che è donna, sorride e con parole sagaci mi conferma la tesi dello scambio di abbigliamento per errore e chiede a mia figlia chi era seduta nei posti vicino a lei nello spogliatoio. Le due bambine che possono essere all’origine di tutta quella confusione sono ancora lì, insieme ai loro papà che lavorano nell’edilizia ai quali ora si sono aggiunte le mogli e tutti in cerchio si stanno salutando

h) ed ecco l’epilogo scontato: i pantaloni erano nello zaino di una delle compagne di squadra che erano sedute negli spogliatoi al fianco di mia figlia, il che mi riempie di vergogna per aver pensato che qualcuno avesse potuto rubare un paio di jeans di sottomarca e per non aver gestito la situazione con la calma adeguata.

Così mi allontano per mettere ordine a me, alle cose che ho in mano e alla mia vita stessa. I vestiti nello zaino dello sport, il grembiule nello zaino della scuola, la bottiglia d’acqua è quasi vuota, due sorsi e si può buttare nel cestino. Mia figlia mi parla perché vuole raccontarmi della giornata e dell’allenamento ma io rivedo in sequenza tutte le fasi, dalla a all’h, e mi chiedo retoricamente che cosa mi manca per comportarmi come una vera donna.

do ut des

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Lo scambio di sguardi è stato più che eloquente. Vedevo solo il suo viso attraente oltre la mia automobile dalla quale ero appena sceso e oltre due o tre vetture a fianco, allineate in quel parcheggio, e avevo notato che mi osservava e così l’ho osservata anche io. Che strano, ho pensato. Una donna così piacente che mi fissa in un luogo così particolare. Non mi sono quindi stupito più di tanto quando, perseverando in quella sorta di flirt oculare, mi si è rivelata nella sua figura intera con quei vestiti eccentrici che mi hanno palesato la sua appartenenza etnica e il motivo della sua presenza lì, con un neonato a tracolla e una mano inequivocabilmente intenta in una questua di solidarietà. Che sciocco, ho pensato, meglio non raccontarlo a nessuno per non essere vittima delle burle altrui. Che già quell’altra volta in quel locale dove si diceva fosse comune incontrare i calciatori del Genoa e della Samp ero stato avvicinato al bancone da una tipa davvero superlativa tutta fasciata in una tuta aderentissima nera, roba da teatro off ma indossata in un modo smaccatamente provocatorio, anzi, provocante viste le forme, e le ho viste eccome le forme. Insomma io stavo aspettando la mia consumazione e questa mi ha detto qualcosa e io non ho capito, poi mi ha chiesto se le volevo offrire da bere e allora ho capito e le ho detto di no, grazie. Nessuno fa niente per niente.

un segnalibro come spada

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Voleva solo salvare vittime innocenti dalla cattiveria degli scrittori, specialmente le donne che all’inizio della storia perdono la vita in modo tragico per favorire la crescita e la statura morale dei mariti, personaggi che sopravvivono al lutto, raddoppiano il loro ruolo di padre con quello di unico genitore vedovo e si mettono in luce per giungere imbattuti all’epilogo come eroi senza macchia. Nel frattempo, nel corso del libro si sono dedicati da soli allo svezzamento della prole aiutati gratuitamente da parenti, amici e governanti, si sono resi protagonisti di carriere brillanti che sono riusciti a conciliare perfettamente con il tempo dedicato alla cura dei piccoli, allo sport e ai lavori domestici. Ma gli uomini che ce la fanno da soli permettono di vendere più copie, anzi, se le donne non ce la fanno possono sempre usare il proprio corpo per emanciparsi con il rischio di banalizzare la trama. E i protagonisti maschili a un certo punto iniziano a osservare le altre donne con un occhio diverso. Oddio, la foto della moglie morta è sempre sul comò e quando passano lì davanti la nostalgia prende il sopravvento. Ogni tanto si svegliano tutti sudati dopo aver ripercorso in sogno l’amore fatto durante la prima notte di nozze. Ma entro la fine della trama cedono a una ragazza che subentra nel ruolo di moglie madre e amante, lungi dall’intaccare il primato della prima scelta ma comunque sufficientemente agguerrita da condurre una lenta battaglia volta al definitivo spodestamento.

E tutto questo non gli sembrava giusto. Adottò così la prassi di avvertire le vittime designate in tempo utile affinché fossero al corrente dei piani dei mariti, senza dubbio in combutta con gli autori, e si rendessero conto di che tipo di persone avevano intorno. Uomini egoriferiti e malati di esuberanza di personalità pronti solo a rivelarsi come affermazione del maschio che vuole dimostrare di essere autosufficiente. Che non sarebbe nemmeno così drammatico se il progetto narrativo non fosse a scapito delle mogli. Così iniziò ad avere un discreto successo in certi ambienti letterari, qualche protagonista femminile si infatuava persino di quel cavaliere sconosciuto e con l’occhio attento che prevedeva il futuro dei romanzi. E in quei casi si schermiva, assicurando di non aver nessun potere soprannaturale, ma solo di aver preso l’abitudine di leggere la quarta di copertina.

se questo non è un uomo

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Ci sono quelli a cui non piace ricevere complimenti per prestazioni tipicamente maschili, quelle da uomo inteso come come individuo appartenente al genere cui appartengo anche io. Nemmeno quella a cui viene d’istinto pensare quando si parla di prestazioni tipicamente maschili delle quali dicono ci si debba aspettare un giudizio femminile, o altrettanto maschile dipende dai casi. Ma senza arrivare a questo, basta un encomio per attività tipo sollevarsi grazie ai bicipiti alla spalliera, sostituire la ruota forata con quella di scorta ammesso che si riesca a capire il funzionamento del cric o imbiancare il soffitto della cucina di una casa di campagna dove le imperfezioni della superficie rendono la sfida incombente alla portata di tutti, dicevo basta un complimento per aver portato a termine una di queste prove che subentra la classica delle più classiche reazioni da imbarazzo. Perché rientrare in questo cliché ti fa sentire uno di quei prodotti dell’industria alimentare che non ti sorprendono per il gusto particolare ma per il fatto che ritrovi lo stesso gusto indipendentemente dal punto vendita in cui lo acquisti. Quei momenti in cui acceleri per levarti d’impiccio in autostrada tra tir e auto nel traffico, e con le mani salde sul volante ti porti in un tratto di corsia libero e ti lasci alle spalle l’ingorgo e chi ti sta a fianco coglie l’innato istinto di lasciarsi guidare dalla padronanza del mezzo e ti accarezza il braccio. Bravo, hai condotto in salvo il branco. O dev’essere la scena di un film, c’è una valigia pesante da portare lungo una scala al piano di sopra e c’è una persona che non ci riesce. Ma ecco il colpo di scena, sono in due a non farcela, così l’encomio questa volta non arriva. Anzi. Da te maschio ci si aspetta la forza come servizio on demand e l’indisponibilità, chiamiamola così, non è una opzione contemplata.

tetris

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Uno dei pochi ambiti in cui si pensa che il genere maschile primeggi su quello femminile è la capacità di allestire la lavastoviglie o stipare il bagagliaio dell’automobile prima di partire in vacanza, abilità magari frutto di anni di attività o di lavori svolti su mezzi di trasporto in cui la distribuzione del carico e la conseguente facilità di scarico è in grado di migliorare la qualità e l’efficacia stessa del servizio offerto. Voglio dire, non credo sia un’attitudine specifica del sesso cui appartengo quella di riempire spazi in modo ordinato con maggior perizia, doppi sensi a parte anche perché esiste tutta una letteratura in grado di sfatare questo mito. Allora ci si chiede da dove nasca questo luogo comune, la forma mentis secondo la quale la realtà, per l’uomo nel senso di maschio sia composta da elementi modulari intercambiabili e sviluppabili a seconda della cubatura a disposizione, una visione piuttosto Lego-oriented ma tutto sommato finalizzata al risultato senza andare tanto per il sottile. La nostra grettezza è ormai proverbiale, tanto che alle prese con superfici irregolari non siamo in grado nemmeno di superare i livelli base, quelli più facili, perdiamo la partita e ci irritiamo tanto che poi cambiamo pure gioco.