avevo scritto birra alla spia, ma non è valido come gioco di parole quando si tratta di un lapsus

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Non ho mai detto a Enzo, il proprietario del bar qui sotto, che appendere un cartello fuori con scritto “birra alla spina” quando poi dentro hai uno di quegli scatolotti di plastica della Beck’s non è proprio trasparente come messaggio. Voglio dire, il risultato credo che alla fine sia lo stesso; non sono del mestiere ma immagino che collegati da qualche parte ci siano i fusti con il liquido. Di certo quei bei macchinari con le leve che sembra di essere alla guida di una locomotiva sono tutta un’altra cosa, almeno da un punto di vista scenografico. Io vado da Enzo a bere il caffè proprio perché mi aveva attirato l’insegna della birra alla spina, poi a dire la verità non l’ho mai presa perché bere a pranzo e rientrare in ufficio è sconveniente. Molto spesso, mentre mi trattengo lì qualche minuto prima di mettermi al lavoro, incrocio quei due sui quali a Enzo piace spettegolare nemmeno fosse un portinaio, premesso che ho molti amici portinai. Hanno lo stesso nome e sembra siano amanti, non si sa bene se siano colleghi ma comunque sono impiegati in società con sede dalle nostre parti. Hanno fatto per anni, infatti, la stessa strada per raggiungere l’ufficio. Lei sempre con passo un po’ più spedito e lui nelle retrovie sempre con i suoi borsoni da piscina. Poi lui deve essersi affezionato a quella dinamica tanto che, giorno dopo giorno, ha iniziato ad accelerare per portarsi sempre più a ridosso fino a quando un mattino Enzo li ha visti svoltare l’angolo affiancati, alla faccia del paradosso di Achille e della tartaruga – Enzo ha detto proprio così, si vede che oltre ai panini che prepara mastica anche un po’ di storia della filosofia antica. Mentre procedevano allineati lui le parlava, sembrava proprio la prima volta perché lei, che aveva già capito tutto, continuava a sistemarsi la sciarpa. Nemmeno una settimana ed erano già alle otto in punto a fare colazione insieme da Enzo, e da allora sembrano inseparabili almeno in quell’anticamera della vita costituita dai rimasugli di tempo tra gli impegni e le cose davvero importanti. Enzo ha anche un po’ di foto sulle pareti di quando era giovane e addetto alla ristorazione alle prime armi e le immancabili testimonianze delle celebrità che sono passate di lì per un po’ di ristoro urbano. Qualche calciatore delle squadre milanesi, Enrico Ruggeri vestito anni 80 e persino due campioni di basket, che a malapena stanno nella cornice appesa sopra al frigo dei gelati, tanto sono alti.

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