se non ti senti bene parla più forte a te stesso

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Il nonno della pubblicità dell’Amplifon che allena una squadra di calcio vincente non solo sembra Richard Gere ma, a parte la chioma bianca che per lo meno comunque ce l’ha al completo, ha più o meno la mia età e mentre trasmette l’idea di godersi la pensione insegnando tackle e rovesciate al nipote e agli altri giocatori io sono qui a sbarcare ancora il lunario gestendo con fatica lo stress e, per di più, con una figlia appena dodicenne. E sì, avete ragione, la colpa è mia come la mia è una coda di paglia.

Nei romanzi americani che leggo e che vorrei tanto scrivere i protagonisti cagano figli usciti dal college entro i venticinque anni e a cinquanta sono già al secondo o terzo matrimonio e non devono nemmeno preoccuparsi più del loro ruolo genitoriale perché i ragazzi sono a lavorare nelle aziende fighe all’altro capo degli USA e se tornano a casa per il ringraziamento a far vedere i loro figli ai nonni separati è già un miracolo.

Qui il sistema è al rovescio, è tutto spostato in avanti e per certi aspetti le cose sono anche più semplici. Se a cinquant’anni hai ancora l’unico figlio delle prime nozze alla primaria significa che, probabilmente, tempo che arrivi alle medie e i nonni non li avrà già più, quindi è triste ma paradossalmente la natura così in ritardo accorcia la catena delle parentele famigliari.

Poi vabbe’, dove sta scritto che ogni venti anni si debba necessariamente fare uno scatto generazionale. Ve lo immaginate? A venti madri e padri, a quaranta nonni, a sessanta bisnonni, a ottanta trisnonni, a cento la matrioska probabilmente esplode e, anche considerando di esserci con la testa, sai che fatica tenere i conti della propria discendenza. Sono convinto che la Lorenzin con le sue gaffe sul fertility day abbia preso un grosso e grasso granchio, ma se permettete la sostanza non cambia. Non è obbligatorio riprodursi, ma se lo facciamo quando la clessidra è agli sgoccioli dobbiamo assumerci responsabilmente tutte le conseguenze. Mal di schiena per caricarseli sulle spalle, occhiali da lettura per operazioni elementari come l’interpretazione dei bugiardini degli antibiotici quando hanno la febbre, partecipazione ridotta a certi giochi all’aperto, imbarazzo fuori da scuola con i nonni veri dei compagni di classe, oggettivi limiti di prospettiva per un futuro ruolo di supporto per i figli quando a loro volta saranno genitori, perché già in condizioni fisiche di dubbia utilità e, anzi, probabilmente già in stato di cenere all’interno di un’urna nel di loro salotto.

Quindi, caro american gigolò de noantri, anche se ci sentivi poco e oggi grazie all’apparecchio sei tornato a bomba nella sfera dei cinque sensi al completo sappi che qui in Italia sei davvero poco credibile o il problema siamo noi e tutte le cose irrisolte che ci portiamo dietro e che quella della famiglia nei tempi e modi imposti dalla natura forse non è nemmeno quella più urgente da sistemare.

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