In vacanza a Lipsia, l’estate scorsa, ho notato nell’appartamento del circuito Airbnb in cui ero ospite (pagante) uno strano oggetto messo in bella vista, una specie di tomino hi-tech in grado di accendersi al riconoscimento della voce con tanto di led luminoso che nemmeno le Lancia Delta integrali di una volta e di avviare una di quelle piattaforme semoventi che ti puliscono il pavimento senza che tu compia il minimo sforzo, gioia e delizia di cani e gatti domestici. Da qualche settimana la famiglia di prodotti Amazon Echo è disponibile anche per il mercato italiano. Gli altoparlanti intelligenti, brillante invenzione di visionari del calibro di Stanley Kubrick o di chi l’ha integrato nel sistema di domotica della residenza di Los Angeles dell’agente Rick Deckard, sono oggi ampiamente alla portata delle nostre tasche. Su Facebook si possono trovare già le prime impressioni tra i nostri contatti più tech enthusiast. Io attenderò l’evoluzione di queste macchine, quando integreranno funzionalità come girare sul lato B il trentatré giri quando la testina del giradischi conclude la lettura dell’ultimo solco del lato A oppure scoraggiare i felini dal vomitare sul divano con un ultrasuono proattivo in grado di dissuaderli dal possibile danno. Già sono soddisfatto di Alicia, al momento il dispositivo più evoluto presente in casa mia, che mi fa trovare il caffè pronto alle 6 di mattina. Resta al momento irrisolta la sua più vistosa lacuna: è ancora l’essere umano a doverla caricare di macinato e acqua, ogni sera.