C’è gente che prende la formula del diario di bordo molto sul serio. Non sto a dirvi se sia anacronistica o meno, non siamo qui per giudicare gli altri e cosa ci fanno gli altri con l’Internet. Noi visitatori del mondo del web sbirciamo dalle finestre degli spazi personali e ci facciamo un’idea dello scorcio di vita altrui che ci capita di vedere in quel momento ma poi, considerata la vacuità del mezzo e le opportunità che ci offre per non dare peso alle cose, passiamo altrove distratti da un gattino su un quotidiano d’informazione, un like che ci arriva all’improvviso, un crash del browser oppure un qualunque impedimento della vita offline. Costoro parlano a interlocutori invisibili mandando segnali quotidiani come se ci fosse un pubblico dedito al romanzo di una vita (da qui il titolo) – la loro – e interessato alle vicissitudini di persone comuni prese a caso e destinatarie di attenzione solo per qualche manifestazione di originalità. Il pubblico, come accade in qualsiasi manifestazione che presume l’offerta di invenzioni di qualunque tipo scaturite dal sé, decide quindi la modalità di successo (tra virgolette, fate come se le avessi messe) da decretare agli autori dei romanzi di una vita. Di questi tempi le celebrità scarseggiano, ci sono pochi guizzi d’autore e talvolta ci viene persino da pensare che non se ne possa proprio più. Siamo bombardati dallo storytelling della mediocrità e persino al cospetto di testimonianze come queste, in cui c’è qualcuno che fa il punto del declino, la gente che muove critiche all’altra gente che prende la formula del diario di bordo molto sul serio non va oltre la seconda riga.
personalmente i diari di bordo formato blog li evito come la peste, di sapere cosa uno ha mangiato a colazione e quanti scalini in discesa o in salita ha fatto poco mi importa… anche se alla fine, tutti i blog in qualche modo sono diari di bordo