abbiamo perso tutti, abbiamo vinto tutti – day #57

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Avremmo potuto dimenticarci della sveglia, che non bisogna mangiare troppa carne, che è bene asciugarsi i capelli dopo averli lavati. Che stare troppo seduti non fa bene e anche che, davanti al pc, è meglio prendersi una pausa per gli occhi ogni mezz’ora di lavoro. Potevamo scordarci delle stagioni e che anche in primavera, la mattina, è difficile capire dove ci troviamo. Come si guida un’automobile, come si sorrideva prima di indossare la mascherina, le cose che ci fanno rimanere male, dire buongiorno e buonasera. Le voci delle persone in strada che, con le finestre chiuse per le polveri sottili, non arrivano nemmeno al secondo piano, il sapore dei noodles con le verdure miste del ristorante cinese preferito, quello in cui i piatti si distinguono eccome l’uno dall’altro, e ancora che le persone non sempre hanno voglia di essere cortesi quando si rivolgono a te. Avremmo potuto dimenticarci che si fa turno e ci si dà il cambio, che insieme si finisce prima, che accettare consigli è un modo per imparare, che le cose complicate non le cambi nemmeno se segui un tutorial su Youtube, che è facile prendere peso, che a un certo punto quello che sei dentro e quello che sei fuori vanno fuori sincro come le presentazioni di Fuori Orario su Raitre quando avevamo la tempra per fare le ore piccole. Potevamo anche scordarci qualcosa acceso, di chiudere una porta, dove abbiamo messo gli auricolari dello smartphone, di salutarci prima di uscire, anche se uscire non si può. Se questa è l’università della vita, la scuola della strada, ci meritiamo tutti un sei politico e possono andare a cagare quelli che dicono che è una non-valutazione. Passateci voi, di qui. Passateci voi dentro a questo eterno presente, e provate a premere il pulsante play, per vedere se succede qualcosa.

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