adulti nel tempo

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Come qualunque altra branca dello spettacolo, anche lo sport è fermo e immobile da mesi. Di conseguenza, tutto il suo indotto non cava un ragno dal buco, a partire dalle trasmissioni televisive dedicate. Non oso immaginare come siano conciati i canali tematici. Su RaiSport hanno dato fondo – giustamente – all’archivio per garantire la continuità di palinsesto trasmettendo repliche di manifestazioni sportive del passato. Ho visto persino gare di biliardo degli anni ottanta, per farvi capire il livello di disperazione raggiunto dai responsabili della rete. Degli atleti di una volta colpiscono due aspetti: quanto fossero meno grossi di oggi, a partire dai calciatori, e come sembrassero molto più adulti. Un diciottenne di allora, trasportato con una Delorean ai giorni nostri, potrebbe essere scambiato per un quarantenne. Ad avvalorare questa tesi ricordo benissimo la foto di classe di terza media di mia sorella, 1975 circa, in cui erano ritratti compagni di classe quattordicenni con i baffi. I coetanei maschi di mia figlia a quell’età, nel 2017, sembravano poco più che bambini. Forse è la prova che l’universo si sta espandendo o forse, al contrario, siamo al cospetto di un nuovo stadio evolutivo. In questi giorni, in seconda serata, passano le partite dell’Italia ai mondiali dell’82 e, della finale contro la Germania, la parte più emozionante resta l’esultanza di Pertini. Alle mercé della nostalgia, non sono mai in grado di rilasciare un parere oggettivo, così aiutatemi voi: era più facile o più difficile la vita? Probabilmente dipende dall’età con cui avete incrociato l’82. Io ne avevo quindici e vi posso assicurare che non ce la passavamo affatto male.

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