smascherati

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Mi sono bastate un paio di settimane in FFP2 per procurarmi un vistoso arrossamento nella parte posteriore dell’orecchio, in corrispondenza del solco che fa da giunzione con la nuca in cui alloggiano gli elastici della mascherina. Oltre a dettagli come questi, i saldi di fine stagione pandemica si colgono nello scarso entusiasmo per un nuovo corso che chissà se comincerà davvero, a considerare le volte in cui le speranze di ritorno alla normalità sono state disattese. I ragazzi continuano a studiare sotto il piumone, una tecnica che hanno imparato negli ultimi due anni e che metteranno a frutto nel secondo scritto dell’esame di maturità a cui nessuno sembra voler rinunciare. A scuola da me si ventila addirittura che un incontro di formazione previsto per metà aprile potrà svolgersi in aula magna. Un’eventualità che spaventa non poco. Tra qualche giorno la mascherina non sarà più obbligatoria negli spazi comuni all’esterno, una disposizione che a ridosso del carnevale fa sorridere ma, senza le labbra coperte, a differenza di prima gli altri potranno accorgersene. Dovremo anche disabituarci a cantare per strada, a parlare da soli, a fare le smorfie, a leggere con gli occhiali appannati. Ci siamo adattati senza nemmeno accorgercene. Tutto sommato siamo esseri viventi in gamba.

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