trovatevi un partner che vi guardi come vi guarda il vostro dirigente quando accettate l’incarico che vi propone

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La funzione strumentale per gli alunni DSA della mia scuola la riconosci subito perché scrive la sua carica quando si firma nelle email. Non c’è nulla di male. Nelle aziende di qualunque settore indicare il proprio job title in calce al nome è la prassi e non vedo perché non dovrebbero farlo anche i docenti. Tanto più che i ruoli ricoperti oltre a quelli strettamente didattici costituiscono una sorta di volontariato e sono decisamente prestigiosi ma solo dal punto di vista etico. Ore a babbo morto che si dedicano alla scuola pubblica e che trasmettono abnegazione e dedizione alla causa.

La gente normale – intendo chi non fa l’insegnante – però non coglie questo spirito di sacrificio e sostiene che per un docente virtuoso ce ne sono almeno cento scansafatiche pagati con le tasse dei cittadini (che per la maggior parte, ricordiamo, operano nel privato quindi quasi sicuramente evasori fiscali) che fanno quattro o cinque mesi di vacanza l’anno e che, ottenuta la cattedra, nel migliore dei casi si mettono in malattia, nel peggiore tornano al paese del sud da cui provengono per rimediare certificati medici farlocchi e svolgere un secondo lavoro mentre comunque continuano a percepire lo stipendio dallo stato.

Al netto delle leggende metropolitane, certe creature mitologiche come le funzioni strumentali, i membri di commissioni, il responsabile della sicurezza, il responsabile di plesso e chi fa parte dello staff di collaboratori della presidenza ricoprono posizioni altamente importanti sotto il profilo organizzativo ma tutt’altro che ben retribuite e decisamente sottovalutate. Le ore annue riconosciute, ore extra rispetto a quelle in classe e pagate una miseria rispetto alla miseria con cui sono corrisposte quelle in classe, si esauriscono prima di natale, il che significa che segnare il resto del tempo dedicato a queste attività non serve a nulla e, a quel punto, è meglio non pensarci.

Il fatto è che nelle scuole, in media, non c’è un metodo per distribuire gli incarichi in modo equo tale da indurre tutto il personale a farsi carico di un pezzettino. Non credo che, peraltro, prender parte alla componente organizzativa e gestionale sia compreso tra i nostri doveri nel contratto degli insegnanti e questo è un peccato. Chiaro che lavorare gratis non piace a nessuno, ma finché la situazione è così i carichi sono tutt’altro che bilanciati.

Il trucco è non farsi vedere troppo disponibili – o ciula come il sottoscritto – altrimenti avrete il destino segnato. A me capita che ogni volta in cui esco dall’ufficio della preside ho un incarico nuovo che va a sommarsi a quelli che ho già. L’ultimo, in ordine di tempo, è anche bello impegnativo perché sarò vicario, che è una cosa che più o meno somiglia a quello che una volta si chiamava vicepreside.

Non so come prenderla ma quando mi è stato proposto non ho saputo dire di no ma perché è difficile dire di no alla mia dirigente. Ci sa davvero fare nel convincere le persone. Muove le giuste leve, conosce i punti più sensibili del suo personale e, almeno nel mio caso, li sa a menadito. Impiega un mix di senso di responsabilità e qualche lusinga ma non infondata, anche se l’ambiente potrebbe dar l’idea del contrario. Non è raro infatti che chi lavora in classe si senta svilito a causa dell’inadeguatezza del riconoscimento sociale ed economico di quello che fa. Per questo, scrivere qualcosa di altisonante sotto la propria firma ci sta. Soprattutto perché, fuori dalla scuola, nessuno è in grado di capire di cosa sia una funzione strumentale per gli alunni DSA. Tradotto nel linguaggio di un lavoro normale, cioè fuori dalla scuola, corrisponderebbe a un “Learning & Developmental Disorders Manager”, che suona decisamente meglio.

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