amaro

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Un collega della secondaria ha confessato di seguirmi su Instagram e di aver riconosciuto tra le mie recenti foto il paesino natio di suo nonno, scenario di indimenticabili estati di quando era bambino e destinazione iniziale delle mie ultime vacanze. Ho cercato così di riassumergli il viaggio itinerante di agosto ma mi sono visto costretto a fermarmi al primo bed&breakfast e, a questo giro, senza nemmeno poter prenotare una camera. Il blocco pensavo fosse dovuto in parte alla difficoltà dei nomi di certi borghi lucani, però poi mi sono ricordato delle stranezze della toponomastica lombarda e di quanta ilarità mi inducessero, quando ero ancora un giovanissimo cittadino ligure, certe forzature geografiche del calibro di Paderno Dugnano o, peggio, Bulgarograsso. Ne deduco che riusciamo, anzi, parlo per me, riesco a conservare in memoria stranezze linguistiche facilmente individuabili nelle query mentali perché indubbiamente originali ma solo se archiviate da ragazzo. I nomi bizzarri dei posti visitati quest’estate e di quelle degli ultimi dieci anni, senza la consultazione di una mappa stradale, mi mettono in forte difficoltà. Non ditelo ai miei alunni. La paternale con cui li gravo l’ultimo giorno di scuola è di rientrare a settembre con gli occhi pieni di cose belle viste in vacanza e la testa in grado di completare con efficaci didascalie i racconti del primo giorno di ripresa. Mi viene la tentazione, mentre scrivo, di consultare Google e farvi un bel resoconto di viaggio ma non mi sembra corretto nei loro confronti.

Per i nomi, mi limito a Venosa, Pietrapertosa (la desinenza comune aiuta) e Muro Lucano, ma ne mancano almeno una ventina. Per la gente è più facile: posso associare ogni borgo della Basilicata visitato a una persona incredibile conosciuta al momento, sul posto. Anziani al bar, guide turistiche, proprietari di strutture ricettive, artigiani, emigrati ritornati in Italia dopo il Covid, ex sindaci eletti da meno di cento residenti, salumieri, ciascuno con una storia fuori dal comune da raccontare. E poi la cornice, a dir poco straordinaria. Si fa presto a trovare la bellezza nei luoghi più semplici da raggiungere. Vi sfido quindi a scovarli, questi ammassi di case arroccate sulla cima di rocce impervie in cui ho soggiornato quest’estate, dopo strenue lotte con Maps che mi ha indicato strade che voi umani non potete nemmeno immaginare e che fanno capire che, davvero, Cristo si è fermato a Eboli anche solo per fare benzina, considerato il rischio di rimanere a secco – vista la totale assenza di infrastrutture – che nell’interno della Lucania non è così remoto, a differenza di quei paesi lì.

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