i racconti del centodieci

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Ale e la Betta hanno litigato. Non c’è da stupirsi, tra vicini di casa è normale. Il condominio è uno dei pochi ambienti in cui è impossibile scegliere di chi circondarsi, un po’ come quando prenotiamo il posto sul Frecciarossa. Questo è il motivo per cui i ricchi comprano le ville isolate, ma se fossi miliardario preferirei un appartamento in uno di quei palazzi pazzeschi che hanno costruito a City Life. Vivere da solo non mi fa stare tranquillo. Ale invece ha venduto il suo trilocale – è praticamente il mio dirimpettaio – per comprarsi una casetta indipendente a qualche centinaio di metri da qui. Dice che, anche se sono solo in tre, oramai ci stavano stretti. In realtà se ne va perché è stufo delle dinamiche che si sono create da quando ci siamo messi in pista per ristrutturare il palazzo, fruendo dei benefici del 110%. La cosa strana è che Ale e la Betta erano della stessa fazione, qui nel condominio. Ma ne sono successe troppe, non ve le sto nemmeno a raccontare, e all’ultima assemblea hanno rotto. La notizia mi ha talmente scosso che me lo sono sognato. Chiamavo a casa di Betta, rispondeva suo figlio e chiedevo di parlare con il padre, anche se non vive più con loro. Il figlio ha poco più di vent’anni e sembra uno di quei trapper che salgono sul palco con la tuta stretta alle caviglie, il borsello e i capelli rasati sui lati. Anche lui ha una parlata come tutti i bulletti della periferia milanese, e mi metteva in attesa, probabilmente per chiedere qualcosa alla Betta. Poi, nel sogno, scendevo nel parcheggio sul retro e c’era Ale alle prese con il trasloco. Guidava una strana moto militare a tre ruote con vistose gomme da cross e un carrello a rimorchio colmo di mobili. Procedeva in retromarcia verso un prato in cui c’era un edificio in costruzione, ma i pneumatici slittavano per via dell’erba molto alta. Tutto intorno sembrava una di quelle foto dell’hinterland negli anni del boom economico che ogni tanto qualcuno pubblica in giro: ragazzini che giocano negli ultimi campi non edificati a ridosso dei quartieri dormitorio, il tutto in bianco e nero. Vi do un consiglio: se vi propongono di mettervi in ballo con il 110, rispondete di no, e per convincere i vostri condòmini vi autorizzo a leggere a voce alta i miei racconti alle vostre assemblee.

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