Al mio supermercato preferito non è possibile utilizzare più di 8 buoni pasto elettronici a spesa. Una legge non scritta che contiene più di un paradosso. Il primo è che un lavoratore dipendente che beneficia di ticket restaurant (per la cronaca, in famiglia non sono io. Si è mai visto un insegnante di scuola pubblica ricevere dei fringe benefit? E poi la mensa della mia scuola non è niente male), cioè assegni pensati per consumare un pasto in pausa pranzo, possa utilizzarli per fare la spesa in un supermercato. Il secondo è che possa utilizzarne più di uno a scontrino per una cifra sovradimensionata per un pasto in un giorno lavorativo. Il terzo è che, anche considerando un conto così salato, vi sfido a trovare un lavoratore dipendente qualsiasi disposto a concentrare quasi la metà del suo budget per i pasti in un colpo solo. Chi è che va da Cracco a pranzo in un giorno feriale per farsi un’insalata e mezzo litro di minerale gassata? Il quarto paradosso è che non ci sia un sistema che controlli (e contestualmente impedisca) che il lavoratore impieghi il proprio ticket per fare la spesa. Certo, io potrei acquistare alimentari al supermercato da preparare e consumare in un locale adibito a cucina in ufficio, non fa una piega. Il quinto è che, con i ticket, al supermercato non possa acquistare alcolici. O, meglio, possa acquistarli ma in una giusta proporzione con il resto della spesa, il che significa che – è il mio caso, anzi, il caso dei buoni pasto che percepisce mia moglie da 7 euro ciascuno – non possa utilizzare 56 euro per scontrino solo di birra o vino. La quantità di bottiglie è a discrezione del cassiere o di un sistema automatico che qualcuno ha programmato nel software delle casse che associa i codici a barre dei prodotti al relativo costo. Un dato molto aleatorio e che varia a seconda non solo della catena ma anche del singolo punto vendita. Lo so perché, a ridosso del Natale, abbiamo dovuto consumare in fretta e furia decine di ticket in scadenza a fine anno e abbiamo girato tutti i centri commerciali della zona. Il sesto è che nessuno, alle casse, controlla se hai già utilizzato gli 8 buoni pasto per spesa in spese già portate a compimento nella stessa giornata o nello stesso punto vendita. Nel tour de force che ho descritto poco fa, abbiamo suddiviso la spesa in piccole spese da 7 euro per 8 buoni per volta. Pagavo, svuotavo le borse in macchina e rientravo per un altro giro. Ingenuamente ho chiesto a una cassiera se fosse possibile comprare così e questa, un po’ risentita, mi ha risposto di sì ma che non glielo dovevo dire, lei non voleva saperlo, e questo è il settimo paradosso, considerando che i sistemi per esercitare il controllo su un processo di questo tipo non mancano. E poi c’è l’ottavo, come gli 8 buoni pasto per volta. C’è una catena (al momento me ne risulta solo una) che permette di usare i ticket anche per prodotti non necessariamente alimentari e in un numero illimitato per spesa, ma poi applica un extra-costo in percentuale sulla spesa complessiva. Il nono, e poi ho chiuso, è il paradosso che li raccoglie tutti: il welfare da poracci fa acqua da tutte le parti. Mettete il corrispettivo in busta paga e lasciate scegliere al dipendente cosa farne.