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I seggi elettorali si allestiscono nelle scuole perché è un vero e proprio format. In ogni buco di culo – passatemi il termine – c’è almeno un edificio scolastico, un immobile cioè di proprietà dell’amministrazione comunale o ente pubblico con una struttura adatta a ospitare le elezioni, una location dotata di ambienti sufficientemente ampi e spazi adatti a permettere alle persone di stare in attesa del proprio turno, il tutto con criteri di sicurezza approvati e consolidati. Almeno, questa è la mia opinione, ma mi sembra plausibile con un livello accettabile di credibilità. Ogni anno si vota per qualcosa, a volte ci sono elezioni più ravvicinate, sta di fatto che le scuole coinvolte – sono quasi sempre secondarie di primo e secondo grado – restano off-limits per un paio di giorni. Gli studenti sono contenti, i genitori no, i colleghi docenti così così. Di certo non si potrebbe votare nella sede di partito, o negli istituti religiosi come la Piccola Casa della Divina Provvidenza “Cottolengo” di Torino, che ha il solo vantaggio di consentire, a chi vi è stato assegnato, di incrociare uno scrutatore decisamente fuori dal comune.

Il Covid e l’esperienza dei centri vaccinali ci hanno però insegnato che non è complicato allestire hub temporanei per una funzione specifica. Pensate a un drive in elettorale, per esempio. Oppure le grandi palestre. Nel mio paesello ci sono diverse strutture sportive in cui si potrebbero ricavare numerose postazioni, a partire dal palazzetto dello sport. Prenoti il tuo turno in modo da non creare intasamenti e inutili code, vai, voti, ti mettono il timbro sulla tessera e torni a casa. Un sistema che consentirebbe di avere in anticipo anche i dati sull’affluenza.

Uno dei motivi per cui mi piace andare a votare è anche perché il mio seggio è ubicato nella scuola media che ha frequentato mia figlia. Aveva un team di docenti uno peggio dell’altro, tra cui diversi militanti di comunione e liberazione. Nonostante questo, rivivo con piacere quei momenti e mi piace pensare che il mio seggio, il numero 17, si trovi proprio nella sua classe. Magari l’urna la poggiano proprio sul sul banco. Pensate: forse, raschiando un po’ la formica, si intravede ancora il suo DNA.

Sono andato a confermare la mia preferenza per Maiorino domenica verso le 19. Il seggio era desolato, un ton sur ton con le desolanti previsioni sull’esito. Mia moglie ed io ci siamo messi a scorrere con il dito su un poster l’elenco dei candidati del PD per decidere chi indicare nella scheda. Accanto a noi c’era una giovane coppia sorridente con due figli piccoli che faceva lo stesso, ma nella colonna della Lega. Ho pensato che è incredibile perché sembrano persone normali come me e voi. Chissà qual è il meccanismo che li trasforma in bestie, a un certo punto della loro esistenza.

Per fortuna mi hanno salvato il Beppe e sua moglie, i rappresentanti di lista. Da quando la band che si ispira a loro è sulla cresta dell’onda, attirano le maggiori curiosità dei quattro gatti che si presentano all’appuntamento con il dovere civico. Li riconosci perché sfoggiano il badge con il simbolo del partito a cui sono iscritti e stanno lì ore e ore, oltre per funzioni di controllo, anche per rispondere a domande sulle modalità operative. Da me, gli esponenti del partito democratico che si prestano a dare la loro disponibilità sono sempre gli stessi. Una certezza. Ci sono sempre loro due accompagnati da un terzo ultrasettantenne, e sono gli stessi che poi li vedi mentre danno una mano a cucinare e servire ai tavoli della festa dell’Unità.

Vi confesso che non ho mai preso la tessera, ma ho deciso che se vince Elly Schlein alle primarie quest’anno mi iscriverò. Non credo che con la sua elezione cambierà qualcosa, inutile snocciolare qui tutti i motivi per cui siamo un partito di perdenti a vita, ma ci sono tutti i presupposti per dare un segnale, anche se non so di che cosa. Però sto diventando vecchio, come la media degli elettori del PD, sono un insegnante della scuola pubblica, e in generale tira una brutta aria.

Compiuto il mio dovere, ho scambiato due battute con il Beppe e sua moglie, i rappresentanti di lista del PD. Avevo dei dati sulle primarie (danno Elly Schlein favorita) che ho condiviso con loro. Non li ho visti sorpresi della notizia, e quando mi hanno risposto di tifare per Bonaccini ho capito il perché. E questo è il mio principale difetto: credo sempre che tutti la pensino come me, e quando scopro che non è così, davvero, non capisco come sia possibile.

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