chopin

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Siamo riusciti a confermare lo specialista di musica/teatro dello scorso anno, un tipo fuori di testa che ci sa fare con i bambini, ha un metodo efficace e propone una formula inclusiva anche con i casi più complicati. E poi è proprio bravo. Ha dei capelli assurdi e in segreteria lo chiamano “Chopin”. La mia dirigente non è molto d’accordo nell’affidare progetti a specialisti esterni di materie di cui dovrebbero occuparsi gli insegnanti, forti delle loro competenze. Sostiene che se deleghiamo la didattica agli insegnanti madrelingua, agli esperti di motoria e a quelli di musica, noi che ci stiamo a fare, senza contare che si paga tutto due volte. Mi trovo abbastanza d’accordo con lei, ma c’è un vizio alla base dei progetti scolastici. Agli insegnanti della primaria si richiede di essere onniscienti ma, superato il livello delle nozioni standard che bene o male siamo tutti in grado di trasmettere a terzi, è difficile che si trovino concentrate in ogni singolo docente le specializzazioni che richiediamo agli esperti esterni. La formazione entry-level ongoing a cui siamo soggetti non ci renderà mai attori, atleti e musicisti, tantomeno inglesi di nascita. Ci vorrebbero al limite corsi professionali, anni di scuole di teatro, di allenamento e di studio della musica, il tutto a nostre spese. Piuttosto, il messaggio da passare è che i progetti con specialisti verticali esterni sono l’eccezionalità e devono essere considerati come tali. Quello che sa fare Chopin, per dire, non sarei in grado di farlo nemmeno io che ho una preparazione extra in musica non richiesta dalle mie mansioni. Malgrado questo, ogni anno è sempre la solita solfa: si propongono i progetti, si approvano, si pubblica il bando, si procede alla selezione e finalmente comincia il corso anche se, nel frattempo, è quasi primavera. Come tutte le cose, il fuso orario della scuola è diverso da quello del buon senso. Basterebbe proporre e approvare i progetti per il successivo anno scolastico ad aprile, a maggio si pubblicano i bandi, entro la fine di giugno si procede alla selezione e all’inizio dell’anno scolastico si può partire con tutti i crismi. Che poi è anche fuori dal mondo che, ogni anno, per gli stessi progetti, si debba pubblicare un bando. Non avete idea di quante volte nessuno presenta la domanda, non chiedetemi il perché. Non capisco perché, se mi trovo bene con Chopin, non possa confermarlo in automatico fino a quando mi stufo. Quest’anno, per dire, il progetto CLIL inglese se l’è aggiudicato un’organizzazione che ci ha mandato un’insegnante russa che ha vissuto negli Stati Uniti. Dovreste sentire il suo accento cockney come lascia a desiderare.

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