alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 11.10.15

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404: file not found, “17. Lavatrici”: Se c’è qualcosa che può riassumere lo Spirito di Parigi, ammesso e non concesso che quest’ultimo esista, sono le lavanderie a gettoni. Monumento della contemporaneità metropolitana, a Lione, a Marsiglia, a Tolosa, ma anche nell’immediata periferia di Montreuil, ve lo assicuro, non sono così numerose.

Cartaresistente, “La piadina illustrata”

doppiozero00, “Expo. Code e Mercato Metropolitano”: In coda si familiarizza, si scambiano informazioni su Expo, si arriva rapidamente alla conclusione che tutto il mondo è paese. Il problema è che in Italia abbiamo sempre detestato le code, cercato di fare i furbi, le code hanno esaltato il nostro individualismo. E ora: come possiamo spiegarlo? Certo, c’è l’effetto grande festa, Giochi senza frontiere, Gardaland, Disneyland e tutte le land che si possono aggiungere: sentirci parte della folla, mettere in cervello in ammollo, ma c’è qualcosa di più. Formare una massa è qualcosa di connaturato nell’uomo, come l’istinto di sopravvivenza, ci insegna Canetti, e una massa è sempre manipolabile come gli apprendisti stregoni del XX secolo hanno dimostrato ad abudantiam. Queste code paiono dei giganteschi Om, dei momenti yoga nella nevrosi della vita quotidiana. Che ci sia qualcuno pronto ad approfittarne è più che probabile.

L’undici, “La trilogia della Città di K. rivive nel film di J.Szasz”: Il Grande Quaderno è uno dei film passati in sordina nelle sale italiane a ridosso di questo autunno. L’opera è la trasposizione cinematografica della prima parte della Trilogia della Città di K., il romanzo della scrittrice ungherese Ágota Kristóf. Il nome di chi si è cimentato nell’impresa è Janos Szasz, regista ungherese che con la sua opera lascia ben poco spazio all’immaginazione.

buzzfeed, “32 Reasons Milan Is The Absolute Worst”

Nine hours of separation, “Diciotto eroi normali”: C’è il cittadino del Bangladesh che, pur essendo immigrato clandestino e quindi passibile di espulsione, si è tuffato nel Tevere per salvare una donna che stava annegando; c’è il medico che si è ammalato di Ebola in Sierra Leone (e per fortuna è guarito); ci sono due donne che salvano i naufraghi del Mediterraneo; c’è il soccorritore alpino; c’è l’uomo che ospita a casa sua sei profughi; ci sono due anziani insegnanti che insegnano l’italiano ai profughi.

alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 10.10.15

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SlowFilm, “Sopravvissuto – The Martian (Ridley Scott 2015). Matt Damon, botanico, buone capacità di problem solving”: Qualcuno ha già notato come l’America, più di ogni altra cosa, tenga a Matt Damon. Da Salvate il Soldato Ryan, a Interstellar, a The Martian, recuperare Matt Damon è un’attività che ha impiegato una quantità ridicola di risorse economiche e umane.

minima&moralia, “Thelonious Monk, la scoperta del genio”: In queste guerre jazzistiche, Bird e Dizzy divennero improvvisamente i nuovi eroi, o antieroi, a seconda della posizione da cui li si guardava. E, praticamente in tutte le interviste che concedevano, menzionavano Thelonious Monk. Monk aveva padroneggiato i nuovi sviluppi armonici; era stato uno dei pionieri al Minton’s Playhouse. Di colpo Monk apparve come la versione anni Quaranta di Buddy Bolden, l’anello mancante che aveva dato inizio a tutto e poi era scomparso. Per Gottlieb, era «il George Washington del bebop».

Quasi a Occidente, “Da Mayor/Il Sindaco”: Qui, tra i muri graffiati delle case del Quartiere, Marino, il pensionato che abita sopra di me, è così popolare che tutti lo chiamano Il Sindaco. Assomiglia, in effetti, all’attaccabottoni alcolizzato di Fa’ la cosa giusta, il capolavoro di Spike Lee, soprannominato appunto Da Mayor.

L’Espresso, “Valerio Mastandrea: ‘Voglio raccontare la vita vera di Roma’”: Non solo i turisti o gli scandali di Mafia Capitale. L’attore romano produce film (da Oscar) che mettono in scena la vita quotidiana nei quartieri ignorati dalle cronache

alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 09.10.15

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Nessuno dice libera, “Io non sono un bravo medico”: Quando il mio lavoro fallisce, io per qualche giorno mi spacco la testa per cercare di capire se ho sbagliato qualcosa, o se avrei potuto fare diversamente, o meglio, o prima, o dopo. Spesso queste autodistruzioni me le sbroglio da sola, ma questa volta c’era pure il mio collega, che è anche il mio amico e il mio punto di riferimento, quindi la testa ce la siamo spaccata in due, come se questo potesse cambiare qualcosa per noi, ma soprattutto per il paziente.

The Post Internazionale, “Cinque canzoni che parlano di Che Guevara”

La poesia e lo spirito, “Una favola buona per dormire”: C’era una volta un uomo chiamato a governare una grande città, di grandi tradizioni.

Il Post, “I migliori quadri del “Detroit Institute of Arts” sono in mostra a Genova”: Venerdì 25 settembre è stata inaugurata al Palazzo Ducale di Genova la mostra “Dagli Impressionisti a Picasso”, che raccoglie 52 quadri provenienti dal Detroit Institute of Arts, il più importante museo della città di Detroit e uno dei più importanti musei americani (fu il primo ad esporre negli Stati Uniti i quadri delle avanguardie artistiche europee di fine Ottocento e inizio Novecento).

NPR, “Christian Scott aTunde Adjuah in concert”

Francesca Caon, “Belli i tempi in cui per tredici anni circolavano a Roma una montagna di biglietti Atac falsificati e rivenduti sottobanco da una rete di edicolanti compiacenti.

alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 08.10.15

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DUDE MAG, “Perché difendo “Purity” di Jonathan Franzen, senza averlo letto”: Sarebbe sciocco ed offensivo nei confronti dell’intelligenza del lettore medio presumere che non ci sia da parte di Franzen un tentativo di veicolare una sua personalissima visione del mondo attraverso le proprie opere. Il che è vero per circa il 98% degli autori di ogni epoca e luogo. Quello che personalmente trovo affascinante nella produzione di Franzen, nella fiction quanto nella non fiction, è la serietà e la sistematicità della costruzione del proprio pensiero e della propria opinione. Leggere Franzen è, a prescindere dal giudizio estetico o morale, un esercizio che mette in contatto con un autore che gode della capacità, non esattamente comune, di dare organicità alla propria visione del mondo e di avere quindi spalle sufficientemente solide per reggere il peso della propria proposta.

Leonardo, “Dovevate lasciarlo su Marte (ovvero: e se The Martian fosse il prequel di Interstellar?)”: erto, se un giorno andremo davvero su Marte, ci farà molto comodo poter contare su uomini come Mark Watney: dei Fonzie interplanetari che trovano sempre una via di uscita e non se la prendono mai. Ma dovremo essere anche pronti a sacrificarli – ed e qui che The Martian svela la sua debolezza: è la ricostruzione molto realistica di uno scenario inverosimile. Un astronauta perso, è perso. Nello spazio ogni risorsa è incredibilmente preziosa, e la tua lotta per la sopravvivenza, per quanto eroica, non può costare milioni di dollari ai contribuenti. Al cinema, beh, al cinema è diverso.

Huffington Post, “”Hurt” di Johnny Cash è il video più triste della storia della musica. Ecco perché”: Il ritornello di “Hurt”, celebre canzone dei Nine Inch Nails, è straziante. Ma ancora più dolorosa è la cover di Johnny Cash, leggenda della musica country americana che nel 2003, ormai settantunenne in precarie condizioni di salute, girò per quella canzone un video che racconta la tristezza della vita che finisce tra i ricordi e un amore che non tornerà mai più.

Fardrock, “Gli occhi di David Bowie”: L’eterocromia è la caratteristica somatica che presenta differente colorazione di due parti del corpo omologhe in un individuo e quella oculare si presenta con le iridi di due colori distinti. Il musicista britannico, in effetti, presenta due occhi differenti ma… non si tratta di una reale eterocromia quanto piuttosto di un effetto che rende il colore della sua pupilla sinistra diverso da quello della destra a causa della costante dilatazione di una delle due.

nowaytobeme, “La piscina: Vanity Fair”: In questa struttura non ho mai visto nessuno con la faccia stanca, tutti ben vestiti, freschi come fiori appena sbocciati; io arrivo spettinata, sudata, incarognita dal viaggio in autobus e di fretta, vestita normale, casual, non come se fossi appena uscita da un catalogo di moda. Tutti discutono della magnificenza della propria esistenza: chi ha un lavoro impegnativo, chi è megadirettore, chi ha la figlia che oltre a nuotare benissimo, va alla scuola tedesca e parla 28 lingue,chi parla delle marche in voga quest’inverno o di ristoranti molto chic con nomi assurdi. Di solito ho il volto dello sconforto, già appena arrivata, sapendo di dover passare le due ore successive seduta a sentire discorsi fastidiosi nei quali vorrei intromettermi solo per mandare a cagare gli interlocutori, e pensando a quante cose avrei da fare in quel momento e che dovrò sbrigare necessariamente in 5 minuti appena arrivata a casa, in contemporanea al preparare e servire la cena a tutti.

alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 07.10.15

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Youthless Fanzine, “Hamburger alla Lebowski”: I fratelli Coen hanno la capacità di descrivere al meglio la decadenza dei luoghi desolati americani, paesaggi immensi e conversazioni superficiali “Come sta tua moglie? E i figli?”, fatti assurdi che coinvolgono persone mai uscite dal loro quartiere creano situazioni inverosimili: omicidi e massacri affrontati con massima ingenuità da parte dei protagonisti. E questo si riflette tantissimo nel cibo.



prima o poi l’amore arriva. E t’incula, “La parabola dei piccoli talenti”: Per esempio ho capito che scrivere, se lo fai con amore, è un atto di umiltà, si scrive contro e nonostante i propri limiti, per ridefinirli. Che esistono due tipi di scriventi, quelli che a sera quando mettono il punto alla pagina hanno la sensazione di non aver detto tutto, non hanno chetato la smania, semplicemente la rimandano di poche ore. E quelli che invece mettono il punto e pensano che non riusciranno mai più a buttare giù un rigo. L’indomani però si rimettono al foglio trepidanti per vedere se è ancora lì, la loro scrittura, quella stronza.

most, “Gioco di ruolo EXPO”: …sei un comunicatore? VAI a Expo e goditi una giornata senza stress. GUARDA con calma tutti i dettagli che colpiscono la tua attenzione, fra il disinteresse della folla che corre verso le 4 ore di fila al padiglione giappo perché Me l’ha detto mia cugina, è imperdibile: vivrai un Expo parallelo e pacato. LEGGI claim, payoff, baseline da tutto il mondo. Ingenuità, creatività, brio, noia, banalità, arguzia: a partire dall’eterno I feel sLOVEnia, è una rassegna di copywriting notevole. TOCCA i materiali degli allestimenti, pensa alla fatica di azzeccare il giusto equilibrio tra economicità e resistenza per robe impressionanti che devono durare da maggio a ottobre. COPIA idee, soluzioni grafiche e tecniche, accostamenti arditi, modi nuovi di presentare le solite informazioni. EVITA i luoghi troppo affollati e con troppa fila: c’è tanta buona comunicazione anche nei padiglioni sfigati (quasi monastico ma d’effetto il montenegrino).

alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 06.10.15

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finzioni, “Zero K, il nuovo romanzo di Don DeLillo”: La trama di Zero K è presente sul sito di Simon & Schuster. Il romanzo viene già definito come «il più saggio, più ricco, il più divertente e il più commovente, un inno all’umanità e insieme una meditazione sulla morte e un abbraccio alla vita». Il narratore di Zero K è Jeffrey Lockhart. Suo padre Ross è un miliardario sui sessant’anni che ha una moglie più giovane, Artis Martineau, malata e destinata presto a morire. Ross è il principale finanziatore di una clinica segreta dove la morte è controllata e i corpi vengono conservati in attesa che il progresso scientifico raggiunga risultati tali da farli ritornare in vita. Jeffrey si unirà a Ross e Artis in clinica, per salutarla prima della morte.

mix, “La vita al tempo degli antivaccinisti”: Tornare a uno stato più naturale, non dico primitivo perché comunque non è che siamo animali eh, ma comunque più semplice e più vicino al vero spirito umano. Uno stato di sincera violenza, in cui contavano i rapporti di forza e poco altro, in cui le autorità erano stabili e indiscutibili e indifferenti, i poteri inattaccabili, e sì, eravamo come un esercito di fantocci nelle mani di pochi, è vero, ma con molta più naturalezza, in un mondo enormemente meno complesso di quello di oggi, in cui se volevi una cosa la prendevi al più debole, poi arrivava il più forte e lui la prendeva a te, in un ciclo virtuoso e a km zero di prevaricazione, paura e assenza di diritti in cui la vita contava meno di un battito di martello del fabbro ubriaco. Senza tanta tecnologia a rubarci il tempo e la fatica dei lavori manuali, senza tante sostanze a inebeterci, liberi di provare tutto il dolore che un umano può provare, immersi in un ambiente non avvelenato, praticamente intatto, violento e pericoloso, in cui l’animale era ancora un avversario alla pari, quasi sempre vincente. Un tempo in cui l’aspettativa di vita vi faceva arrivare più o meno, in termini attuali, alla fine dello stage gratuito in azienda. La morte sempre in agguato, in mille forme quasi tutte sconosciute. È questo che cercano coloro che si rifiutano di vaccinare i propri figli.

SenzaFiltro, “Prendi i fondi e scappa”: Inizialmente concepito come un sostentamento per le spese degli studi universitari, una sorta dei Pony express anni ’80, ora quello dei call center è un settore che accoglie ultra quarantenni schiacciati dalla crisi e fa la fortuna di imprenditori spregiudicati e onorevoli di lungo corso. Oggi rispondono anche persone in età pensionabile che non hanno i contributi necessari.

Luca Rota, “Biblioteche lombarde addio: la Regione presto le chiuderà definitivamente”: Però è anche vero che la situazione in cui si ritrova il Sistema Bibliotecario Lombardo – ovvero della più grande e (sovente si sostiene) evoluta regione italiana – è veramente emblematico di come la cecità e l’incapacità amministrativa troppe volte constatabile nei governi italiani ad ogni livello rischi sul serio di provocare danni terrificanti tanto quanto – all’apparenza – ben poco considerati dai suddetti amministratori pubblici.

Dance Like Shaquille O’Neal, “New Order – Music Complete / Review”: Music Complete è qualitativamente e musicalmente un ritorno ai fasti del passato. Più pop ed elettronico che post-punk, un album dance, “di quella dance facile da ascoltare ma non da fare”, che oltre far glissare sull’assenza di uno dei componenti storici, può tranquillamente competere con le intuizioni pseudo futuristiche delle nuove generazioni. Senza ombra di dubbio, nonostante la recente pubblicazione, un tassello che figura e figurerà tra i must-have della loro discografia.

Mara Giacalone, “Il racconto più inconsueto mai fatto dell’Olocausto, la graphic novel Maus”: Tutto ciò che è narrato non è edulcorato, non passa attraverso filtri né lenti, arriva direttamente dalla bocca del sopravvissuto, elemento imprescindibile come sosteneva Sofia Nałkowska quando affermava che l’autore non deve fare da tramite, sporcando il racconto. Art Spiegelman stesso, in una parte del lavoro, esprime i suoi dubbi circa il testo: Qualsiasi cosa realizzi, non sarà mai nulla rispetto all’essere sopravvissuti ad Auschwitz. E in un altro passaggio si vede Art reagire alla pressione della stampa americana circa Maus e alla domanda “che messaggio devono cogliere nel suo libro?” risponde, molto semplicemente, che non ha mai pensato di ridurre il testo a un messaggio in quanto non voleva convincere nessuno di nulla.

alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 05.10.15

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Lipperatura, “Vendere Click Con Le Bambine Scomparse: Piccola Storia Molto Ignobile”: Il Male significa pubblicare su un sito di design (che teoricamente pubblicizza arredi e nei fatti accumula click e dunque “fa community” e racimola pubblicità) le fotografie di bambine scomparse: Denise Pipitone prima, le gemelline Schepp poi, invitando i navigatori – attraverso pagine a pagamento su Facebook – a visionare “le foto choc” e “per adulti” delle loro camerette. Foto reperite dalla rete, disseminate su tre pagine in modo da aumentare i contatti, incorniciate da banner pubblicitari e corredate da testi finto-commossi che, per non perdere di vista l’apparente fine del sito, si spingono anche a qualche critica estetica sul mobilio.

tonyface, “About the young idea”: E’ stato trasmesso da Sky in Inghilterra in agosto e sarà pubblicato su DVD in novembre lo SPLENDIDO documentario sulla storia dei JAM “About the young idea”. Un’ora e mezza di dettagliatissima storia della band, rivista dai tre protagonisti (rigorosamente separati) nel 2015, con l’apparizione del “quarto Jam”, Steve Brookes (che lasciò la band prima dell’esordio discografico) che jam-ma (ehm…) in acustico con Paul nelle sequenze iniziali.

Le parole e le cose, “Giù la testa”: Nella sua autobiografia Un grande avvenire dietro le spalle Vittorio Gassman ricorda che tra le sue partner preferite c’erano state certe attricette scadentissime, che però in compenso facevano “pompini magistrali”; e aggiunge “le star in genere sono carenti in questo reparto”. Cose di un’altra epoca. Gassman un po’ coincideva, un po’ fingeva di coincidere con i suoi personaggi: rappresentava ancora l’Italia del boom, del sorpasso, del gallismo, dei maschi latini eccetera eccetera. Oggi, nell’epoca del politically correct, come sembrano lontani quei tempi.

Marco Damilano, “La politica in Italia sembra tornata agli anni Cinquanta”: Il conformismo intorno al leader. Il partito di governo senza alternativa. 
Le polemiche contro i “disfattisti”. La Rai delle buone notizie. Il modello di Renzi è l’Italia di quella stagione. Manca però il miracolo economico

uomini soli

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Sapete a chi appartengono questi piedi?

riccardo_fogli

Non me ne vogliate per la spoilerata involontaria, ma questi piedi, questi stivali e quel manico di chitarra sono di Riccardo Fogli, ripreso nell’atto di riunirsi ai Pooh al completo comprensivi addirittura di Stefano d’Orazio, il batterista che nel 2009 era uscito dal gruppo. Una separazione di breve durata, altro che quella dell’interprete di “Storie di tutti i giorni” che invece era uscito dal quartetto più famoso d’Italia (anzi no, secondo solo ai Cetra) nel 1973. Questo è la prova che i cantori della solitudine per eccellenza da soli proprio non riescono a stare.

E pensare che “Uomini soli”, che ha pure vinto un Sanremo rilanciando i Pooh dopo anni di arbitrario oscurantismo, è la canzone che mi balena in testa da sempre quando le circostanze mi impongono di sentirmi senza speranza. Avrete immagino anche voi un repertorio di brani in un juke-box mentale pronti a essere gettonati a seconda di certi stati d’animo estremi che hanno per forza bisogno di una colonna sonora. Io quando ho quei momenti in cui penso che nessuno mi capisce sono condannato all’ascolto forzato di “Uomini soli”, con quegli acuti di Facchinetti che vi giuro che non c’è niente di peggio.

Non c’è niente di male invece a starsene da soli. Le donne però da sole hanno una dignità che tutti gli uomini invidiano, probabilmente perché in testa a loro risuona ben altro che una canzone dei Pooh. Ieri correvo lungo il fiume della mia città natale che, per la condizione di abbandono della città stessa ma soprattutto di quel quartiere lì, non ci sono eguali sui livelli di depressione a cui può indurre. Ma io avevo la mia playlist ben piantata nelle orecchie, quindi per fortuna non c’è stata nessuna hit dei Pooh a prendere il sopravvento. Però ho incontrato più di una donna camminare senza nessuno accanto lungo quella pista ciclopedonale del viale alberato sommersa da rami e foglie, con l’asfalto pieno di imperfezioni e a fianco il letto del fiume in uno stato di quelli che poi quando in Liguria ci sono le alluvioni si stupiscono tutti.

Comunque osservavo le donne da sole e pensavo a quanti s’incamminerebbero soli, così incuranti del giudizio altrui. Perché le persone che fanno cose da sole le guardano tutti con pena. Ecco, non dovreste farlo perché invece camminare, starsene seduti su una panchina a leggere, andare al cinema e persino mangiare in un ristorante da soli è una figata. A ogni età: io l’ho fatto a 25, a 30, a 40 e a quasi cinquanta ed è da molto che proprio non ci faccio più caso tanto per me è un comportamento naturale. Anzi, vi dirò, potete anche non rinnovarmi più la tessera ARCI del club degli “Animali Sociali”, quando non c’è nessuno mi annoio sensibilmente di meno.

Capisco però che arriva poi una certa età in cui si diventa più bonaccioni, si ricerca più la solidarietà e la condivisione altrui forse perché arriva il momento in cui il ronzio nelle orecchie e, in genere, tutte le percezioni che avvertono gli altri sensi delle persone anziane, diventano meno sopportabili. O magari, come nel caso di Riccardo Fogli, qualche soldino in tasca in più non guasta, soprattutto di questi tempi e con tutti i rischi che corrono i pensionati. Ma quali rischi? Sono gli unici che si possono permettere ancora di lavorare con la musica e di contare su un sacco di agevolazioni e ingressi gratis. Quindi siamo d’accordo: Fogli è tornato nei Pooh per un’operazione commerciale che fa il pari con il tour di Baglioni e Morandi, e si vede che dalle nostre parti non sanno proprio più cosa inventarsi piuttosto che investire sui gruppi esordienti. Malgrado ciò, la versione 2015 di Pensiero (dal cui video è tratto il fotogramma che ho messo su) spacca di brutto.

alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 04.10.15

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Internazionale, “Il nuovo romanzo di Don DeLillo uscirà il 10 maggio 2016”: Zero K racconta il tentativo di sconfiggere la morte congelando i corpi dei malati. Negli Stati Uniti sarà pubblicato da Simon & Schuster. In Italia sarà tradotto da Einaudi ma non si sa ancora la data di uscita.

firstime in boston, “ritorno al futuro”: Se “Ritorno al Futuro” fosse stato girato in Italia: 1. Nella parte di Marty ci sarebbe Claudio Amendola.

Gente di passaggio, “Il manuale universale”: In effetti ci vorrebbe il manuale, anzi, i manuali. Per tutto. Su come convivere felicemente con due gatti, su come riutilizzare quelle due viti che ti avanzano dall’ultimo acquisto Ikea, su come scegliere un prosciutto che sia buono davvero. Ma anche per preparare un ottimo baccalà dei frati, per interpretare il significato delle nuvole la mattina presto. Tutti belli in fila, sulla libreria, edizione in DVD per i tecnologici, per aiutarti a risolvere gli innumerevoli problemi di ogni giorno. Certo, sarebbe un duro colpo per la proverbiale capacità, del tutto italica, di arrangiarsi. Sparirebbero gli ombrellai, gli arrotini, gli aggiusto tutto (e a prezzi modici), oltre che gli idraulici, gli elettricisti e gli spazzacamini, ovvio. Ma si aprirebbero, nel contempo, enormi possibilità per i tuttologi da social network che, oggi non sufficientemente valorizzati, riempiono bacheche e forum di consigli su tutto. “Riparare il frigo? E’ una cazzata”, “Te lo dico io come cucinare la lepre in salmì”, “Guarda, con poco sforzo ho trasformato delle bottiglie di birra in stupende lampade da lettura”, ecc. In realtà il fenomeno, sia pure in maniera marginale, si sta sviluppando già da qualche anno.

Non ne so abbastanza, “Lettera all’altro operatore telefonico”: Ho quindi chiamato il Vostro servizio clienti, presso il quale una giovane operatrice mi ha molto cortesemente spiegato che, di tale mio sopravvenuto disinteresse per il Vostro servizio, non vi era giunta notizia alcuna, e che pertanto, secondo le Vostre evidenze, Voi stareste continuando a erogarmi l’accesso alle rete Internet. Mi chiedo come ciò sia possibile, dato che dalla mia presa telefonica non esce più quel segnale che noi profani della tecnologia chiamiamo “TUTUUU TUTUU” e che credo nel Vostro linguaggio iniziatico venga denominato “portante”; sta di fatto che non solo ciò mi ha impedito di fruire del Vostro accesso, ma financo di rendermi conto che Voi pensavate di fornirmelo: un bel pasticcio!

Piove sul bugnato, “Piccolo omaggio anagrammatico per Pietro Ingrao

gli amici si vedono nel momento del bis

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Non so se avete letto qualche giorno fa le dichiarazioni del bassista dei Rage Against the Machine che si è dispiaciuto di aver ispirato musica di merda ad artisti e band successive, riferendosi ai Limp Bizkit che davvero ho fatto fatica a ricordare chi fossero, tanto erano una nullità. Un gesto di una nobiltà fuori dal comune perché quando sei in una posizione del genere, in cui ci sono stati persino casi di gente che si suicida, inizia a drogarsi, spara ad altre persone, fa gesti epocali e altre amene tragedie, non sai mai le conseguenze che possono avere le cose che dici e le cose che fai. Certe influenze sul prossimo sono difficili da prevedere e se sei un nessuno il problema non sussiste, se muovi masse con il tuo carisma qualche dubbio devi fartelo venire. Hai messo a ferro e fuoco la musica nel 92 e qualche anno più tardi i primi bulletti con chitarra cappellino e skate ti prendono a modello? La tua responsabilità è più che limitata. Encomiabile comunque il fatto che al mondo ci sia ancora qualcuno, come il bassista dei Rage, che riconosca i propri errori. Quando ti accorgi di aver fatto una cazzata, e lo puoi generalmente sapere solo dopo, la fatica maggiore non è ammetterlo con se stessi. Nemmeno con le persone che sai che non ti perdoneranno. Piuttosto, è davvero complicato confidarsi con gli amici che ti capiscono. Avete anche voi, suppongo, qualcuno che vi vuole così bene da essere fin troppo indulgente. Generalmente sono gli stessi che vi conoscono così approfonditamente che quando gli chiedete consiglio e ti dicono di fare in un modo e poi voi fate nell’altro poi non ti rinfacciano mai che loro te lo avevano detto prima. Ma tornare da questi amici, che poi sono i veri amici, con la coda tra le gambe è davvero umiliante, molto più di ispirare musica di merda.