mi dichiaro prigioniero della politica

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se ver gnini, quando

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Che sopresa, Severgnini che vorrebbe essere sorpreso. Il guerriglia marketing non è certo il suo mestiere, leggendo la prima cosa che gli è venuta in mente:

..coprire l’Italia di post-it rosa, per un mese, scrivendo cosa fanno le donne vere, quelle che non hanno nessuna intenzione di sacrificarsi per i minotauri.

e tenendo conto che avrà avuto un po’ di tempo per pensarci, scrivendo l’articolo sul Corriere. Cosa non si è disposti a fare, per distinguersi un po’ dalla massa. Meglio battere B. a gruppi di 3 per volta.

non perdiamoci di lista, questa volta

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Inutile la rassegna stampa, basta dare un’occhiata a un qualsiasi sito di news (tranne il Post, che al momento linka solo un pezzo mediocre del Corriere, insieme al consueto generatore random di banalità di Facci e una fiera conferma di solida amicizia tra Wittgenstein e Ferrara. Mi auguro di essere smentito domani, probabilmente, come leggo da un commento, erano tutti in manifestazione) a conferma che ci sia un nuovo tentativo in atto.

L’ennesimo, che corre il rischio di essere anche ultimo. E se, dopo sabato scorso e oggi, è fondamentale perpetuare lo stato di mobilitazione permanente, non occorre restare solo in contatto. Almeno una volta – questa – nella storia repubblicana, che il fine sia lo stesso per tutti.

possiamo considerarci in mobilitazione permanente?

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Tutti insieme, però, questa volta. E anche domenica prossima e quella dopo, finché dimissione non ci separi. Su il Post qualche campione di indignazione.

e sono io oppure sei tu, chi ha sbagliato più forte

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Non ho ancora capito se sono d’accordo oppure no. A caldo mi sono sentito finalmente emancipato dallo standard a cui siamo abituati. Poi mi sono detto: se depenniamo il consesso, gran cerimoniere incluso, che cosa ci rimane? Ma a freddo, rileggendo la lista di proscrizione, non ho visto Jovanotti e ho anche pensato che diamine ci azzeccano i Muccino. Piuttosto, in rappresentanza del grande schermo, avrei messo Ferzan Ozpetek. Alessandro Trocino, su Il Post, fa a pezzi tutte le nostre certezze.

 

onorevole Iva Zanicchi/3

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Vi chiedo scusa. Ma mi domando se sia anche merito mio questo improvviso ritorno alla ribalta della ex-presentatrice di “Ok il prezzo è giusto”, che in 3 giorni e in 2 post mi ha fruttato circa 200 visite (vediamo se riesco a sfruttare gli ultimi strascichi di celebrità, con la presente terza parte della saga). Voglio dire, magari le porto fortuna.

Uno dei principali punti di riferimento culturali dell’Italia sotto il casco, quella alle prese con permanenti e improbabili meches, Oggi, raccoglie in alcuni podcast le sensazionali rivelazioni dell’unica Iva riconosciuta e rispettata dagli elettori di centrodestra, la cui sintesi, riportata nel titolo, è addirittura “A messa prego per la Boccassini e per i giudici di Milano”. Ecco la candidata perfetta per il centrosinistra. Iva, lascia la riva nera e corri nella riva bianca, finché sei in tempo.

onorevole Iva Zanicchi/2

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L’ex-aquila di Ligonchio (appellativo obsoleto grazie alla chirurgia estetica) tira fuori gli artigli e manda un bel chissenefrega alle ire del suo datore di lavoro. La vetta insuperata della sua carriera rimane comunque l’interpretazione di “Zingara” durante le contestazioni a Podestà e Berlusconi, a Cinisello Balsamo. Permettetemi dunque un secondo tributo, questa volta dai contenuti contestualizzati.

onorevole Iva Zanicchi

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Eppure non riesco ancora ad abituarmici

ci vediamo in piazza Craxi

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Ci sono alcune cose, in Italia, che non si dovrebbero fare. Voglio dire, ci sono tantissime cose che non si devono fare, riguardo le quali ci sono leggi e pene per chi le fa. Altre invece per le quali non si commette nessun reato a farle, semplicemente si dà dimostrazione di non usare il buon senso. Si va nella provocazione pura, perché è ovvio che la conseguenza minima sarà un vespaio, una sommossa popolare, una rivolta. A destra e a sinistra, sia ben chiaro. I nostri tabù culturali, per esempio. Argomenti, idee, personaggi intoccabili, giustamente per chi li ritiene tali, un po’ meno per chi non la pensa così, ma che per il buon senso comune, per non cambiare equilibri che già, in una situazione delicata come quella attuale, faccio fatica a capire come riescano a rimanere immutati. A destra o a sinistra l’intolleranza si manifesta quando si mettono in dubbio i simboli, quasi mai la sostanza. La Resistenza, Mussolini, il presepe, l’oratorio, Fabio Fazio, il Papa, Nanni Moretti. A cui si aggiunge, dal 1993, Bettino Craxi. Ecco: decidere di intitolare una piazza a Craxi è una provocazione pura, non c’è davvero bisogno. Per lo meno, che sia all’incrocio con Via San Vittore.

concorso esterno in associazione di tipo mafioso

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“Questa prova ha rafforzato in me il rispetto delle istituzioni. Se ho saputo resistere in questi anni difficili è soprattutto perché ho avuto tanta fede e la protezione della Madonna”.

Totò Cuffaro, condannato a 7 anni