nessuno di mestiere fa l’indovino e quindi tanto vale immaginarsi il massimo

Standard

Alle sette della mattina e con quel tipo di cielo zeppo di nuvolette separate tra loro che la credenza popolare – con la definizione “a pecorelle” – associa a una precipitazione imminente: secondo i ricercatori del “Nevada Psychologist Senior Research Group” sono questi alcuni dei fattori ambientali chiave tali da indurre la felicità nel genere umano. Andrea mi ha mostrato il tweet con questa notizia ma non ci ho fatto molto caso e, un po’ per l’ora mattutina, un po’ perché mi stavo godendo lo spettacolo delle nuvolette, soprattutto quelle che lasciavano filtrare tra i loro interstizi i raggi del sole in un modo spettacolare, e un po’ per il fatto che stavamo correndo insieme, non gli ho dato tutta l’importanza che meritava. Tra l’altro in quel tratto ci capita sempre di incrociare un leprotto o un coniglio selvatico – difficile distinguerlo – e il quadro bucolico è già sufficiente così.

Ma Andrea ieri mattina era già felice ancora prima di partire perché ha scoperto che ci sono tutti i presupposti che il desiderio che arde in lui sia presto ricambiato. Siamo alle solite ma spero che questa sia la volta buona. Non perché le donne lo rifiutino, ci mancherebbe. Andrea è un bel ragazzo e vi dirò che se non fossi etero ci farei un pensierino pure io. Andrea ha il vizio di sopravvalutare le donne di cui si invaghisce perché finché le corteggia senza nemmeno conoscerle le immagina sprofondate in un romanzo di uno dei suoi autori preferiti (è un fanatico di letteratura statunitense contemporanea proprio come me) oppure assorte in playlist che sono un concentramento del meglio della musica indie del momento, e poi alla prima esitazione al cospetto di un congiuntivo, alla prima chat sgrammaticata o di fronte alla manifesta incapacità di tenere un qualsiasi ritmo in una qualunque attività ludico/motoria congiunta – ci siamo capiti, vero? – segnale di una scarsa musicalità, l’entusiasmo gli va in caduta libera.

Malgrado questo Andrea è un vero maestro di vita perché dice che è bello comunque pensare che ciò a cui si va incontro è sempre la cosa migliore che ti può succedere perché nessuno di mestiere fa l’indovino e quindi tanto vale immaginarsi il massimo. Poi dopo tanto a furia di prendere cantonate la delusione non è poi tutta questa sciagura e si fa presto a ricominciare. Mi faccio spesso ripetere i pilastri di questo suo approccio alla vita ma gli chiedo di fermarci durante l’allenamento per comprenderli a fondo ed è proprio in questo frangente che ieri mattina, dopo avermi fatto leggere una seconda volta il tweet di quegli scienziati americani che secondo me non esistono nemmeno e ci trollano alla grande, mi ha fatto vedere la foto della tizia che da qualche mese gli impegna a pieno regime l’immaginazione. Anche a me piacciono i capelli rossi e, prima di rimettermi in marcia, ho fatto ad Andrea i miei complimenti. Lui fa l’architetto, forse anche lei, i gusti potrebbero essere quindi più o meno gli stessi e non è detto che che questa volta, con musica e cinema e libri, ci abbia azzeccato.

io non sono tuo padre

Standard

Matteo ora deve avere venticinque o ventisei anni e magari è pure un mio lettore, ma l’unica certezza che abbiamo è che non gli sia rimasto nulla di quando, a nemmeno dodici mesi, ha assistito in braccio a Francesca alla discussione della tesi di laurea di Claudio, la traduzione di un manuale di grammatica latina scritta secoli e secoli fa da un certo Adamantio. Non può nemmeno ricordare che la relatrice aveva chiesto a Claudio, a valle del 110 e lode, se fosse lui il padre, equivocando il fatto che, a parte i genitori di Claudio nel loro abbigliamento post-elegante, Matteo in braccio a Francesca componevano il 100% del pubblico presente e, per esclusione, non potevano essere altro che il resto della sua famiglia. Ma oggi Matteo avrà avuto tutto il tempo di imparare sulla sua pelle che le cose in realtà possono essere molto diverse da come sembrano. L’apparenza inganna.

Tra Francesca e Claudio era finita da un pezzo ma erano comunque rimasti amici e, malgrado il turno mattutino da baby sitter di Matteo, Francesca ci teneva a presenziare alla discussione della tesi del suo ex Claudio. Anche la mamma e il papà di Claudio erano rimasti un po’ perplessi, o forse al contrario si facevano domande sul fatto che nessuno dei compagni di università o amici del figlio fosse lì con loro a fare il tifo, e la presenza unica di una ragazza sugli scranni dell’aula magna di ateneo, con il valore aggiunto di un bambino in fasce in braccio, fosse il presagio di un futuro di forti selezioni in amicizie, con tendenza alla misantropia. Ma con la storia delle apparenze che dicevo prima ci cascano tutti, in più non è che io sia il massimo a raccontare le cose. Sta di fatto che Claudio era il primo della sessione e la sua discussione era prevista alle otto del mattino. Una levataccia per chiunque, me per primo che, infatti, mi sono guardato bene dall’andare ad assistere.

questa macchina non dà resto

Standard

Mi spiace, Lisa, ma per il tuo matrimonio ti sei messa nelle mani sbagliate e ti assicuro che sei molto più bella nei giorni normali. Tua madre è uguale a te e, lo so che non dovrei dirlo, nella foto accanto alla torta sembra persino più giovane. Ma chi se ne importa, finita la cerimonia sarai tornata quella di sempre. Mia moglie ed io alla sera delle nostre nozze, per dire, eravamo sfiniti e ridevamo dell’errore di aver contato male i posti degli invitati. In realtà mancavano proprio i nostri due, essendo la prima volta per entrambi pensavamo che la presenza dei due protagonisti della giornata fosse data per scontato e quindi compresi nel prezzo e invece non era così. Ora, Lisa, sai come funziona: si mangiucchia qualcosa, si passa tra i tavoli a salutare e ringraziare persino in cerimonie sobrie come la nostra. Io avevo voluto a tutti i costi invitare Marco che senza chiederci nulla siamo rimasti l’uno nel cuore dell’altro per tutti questi anni. Qualche settimana prima avevo duplicato il CD dei Notwist a lui e Clizia e, in cambio, avevamo passato in rassegna per ore tutte quelle cartoline antiche che ritraggono posti che, oggi, non avrebbero nemmeno la dignità di essere pubblicati sul peggiore dei social network. L’ospedale. Una vista della passeggiata a mare con le ciminiere sullo sfondo. Le case poi abbandonate a forma di fungo. Lo stabilimento balneare con la chiatta colma di carbone che transita al largo. Il fiume cittadino, che poi è un torrente, con il quartiere popolare che vi si rispecchia. Il mercato comunale con l’appartamento dei custodi sopra l’ingresso e la biancheria stesa in prossimità dell’insegna, quello dove accompagnavo ogni mattina mia nonna a fare la spesa prima che cominciasse la scuola. Oggi guardo le foto che abbiamo fatto dopo la cerimonia in municipio e mi chiedo ancora il motivo per cui ci era venuta l’idea di invitare un paio di coppie che se non ricordo male, dopo quel 4 ottobre, non abbiamo mai più incontrato. La vita è così. Ci si trova all’incrocio e si ride insieme dell’essere lì in quel momento nello stesso posto, ma poi le direzioni che ognuno prende perché si fa tardi ce le dimentichiamo.

quel periodo tra october degli u2 e november spawned a monster di morrissey

Standard

Comunque se vi dovessi dire qual è l’immagine che più associo all’autunno, quello inoltrato, quello quando fa già freddino e devi indossare il parka ma senza esagerare con i maglioni sotto e le calze pesanti e ti devi tirare su il colletto e Halloween non è stato ancora inventato dalle nostre parti, non è certo quella nebbia in cui non sono nato e che ora che mi sono trasferito qui nella pianura mi dicono ormai, almeno in città, essersi volatilizzata da tempo. Che sfiga, mi viene da dire, perché uno dei pochi manti di romanticismo che poteva avere un posto come questo è stato spazzato via non tanto dall’abbattimento del Turchino, come farneticava quel tizio a Portobello, quando dal global warming e dagli effluvi come conseguenza del riscaldamento sovradimensionato. Io che già mi immaginavo su una bici con i freni a bacchetta, tremolante sulla superficie incerta del pavé metropolitano incedere lungo le piatte vie all’interno delle mura all’imbrunire nell’invisibilità completa per rientrare in una delle corti con case di ringhiera dei tempi del miracolo a Milano, mi sono accontentato di un appartamento anni 80 con vista su distributore Total di periferia, e quell’aria impenetrabile e densa della bruma di ottobre è solo il racconto di chi l’ha vissuta qualche decennio fa, quando la mattina non si scorgeva nemmeno la casa di fronte alla propria. No. Se dovessi scegliere un ricordo illustrato per esemplificare l’autunno come quelli che ti chiedono le maestre da portare a scuola per fare i temi descrittivi, sceglierei una domenica pomeriggio a una sagra delle castagne in mezzo a un po’ di gente di mare che se ne è andata sul serio, perché nei posti mare che intendo io il lavoro non si trova più e scappano tutti, con un bicchiere di vino in mano e C. che vuole andare via da lì perché è li con la sua tipa ma per caso ha intravisto una con cui ha avuto una storia proprio qualche sera prima e lo sapete, la provincia è più piccola di ogni cosa e gira che ti rigira i posti dove andare sono quelli. C. con il suo cappotto a quadrettoni e la faccia del colore della malattia che poi se l’è portato via, e quello è stato proprio il suo ultimo autunno con il vento che profuma di caldarroste e che è talmente forte che la nebbia proprio è fuori contesto, e così vedi tutto chiaro e limpido, tanto che poi con i ricordi non hai scampo.

a rigor di logica

Standard

Gli sms a volte sono uno scambio di colpi a tennis, quelli fatti per riscaldamento prima della partita. Una specie di legge di Newton, e a essere precisi mi riferisco a quella che stabilisce che per ogni azione esista una reazione uguale e contraria. Per questo a me piace interrompere la sequenza di risposte per primo con frasi amichevoli e gioviali che comunque lasciano intendere il commiato, uno se è intelligente ne approfitta e non risponde più, perché gli ho appena offerto su un piatto d’argento la scusa per interrompere i singulti di conversazione, lo lascio libero di intendere che può anche chiudere qui, glielo scrivo tra le righe. E a chi non coglie l’opportunità di sfruttare le mie smanie autosacrificali ma rilancia, poi a me viene da salire di livello, mi sembra poco cortese troncare sul primo tempo supplementare, preferisco dare l’assist per il golden gol, si dice così vero? Anzi, faccio il portiere e lascio la porta sguarnita. Segna, portati a casa questo trofeo e finiamola qui, che il tennis tutto sommato lo reggo, ma di calcio purtroppo non me ne intendo.

ragazzi immagine

Standard

C’è una coppia di belloni da programma di Maria De Filippi tendenti al Lele Mora, usciti freschi freschi dal centro estetico per l’ultimo ritocco prima di mettere in moto la Smart e partire per le vacanze. Li ho notati a cena, nel ristorante pizzeria del campeggio. Lui ha le sopracciglia che sembrano disegnate e i contorni degli occhi nero scuro come i disegni dei Fantagenitori. Il resto sembra scolpito e nulla del suo look è lasciato al caso. Lei ha la pettinatura che hanno tutte le ragazze in tv e il seno palesemente rifatto, lo si evince dal fatto che tende verso l’alto e sfida le leggi di gravità come le azioni dei pallavolisti o dei calciatori dei cartoni animati giapponesi, che per portare a termine una schiacciata o una rovesciata impiegano metà episodio. Voglio dire, si muove per prendere l’olio o per estrarre l’iphone dalla borsa e lui, il seno, resta sempre lì al suo posto semiscoperto sotto la canottierina attillata. Una supposizione confermata il giorno successivo, sotto l’ombrellone. Anzi, fuori dall’ombrellone, sotto il sole nelle ore più calde e fanculo ai pericoli dell’esposizione ai raggi solari, l’importante è tendere al colore che hanno quelle persone che dovrebbero però tenersi quel colore a casa propria. La cute di lui non si differenzia molto da quella di lei, non hanno un pelo nemmeno a cercarlo. Chiaro, i tatuaggi sono diversi.

E quando il sole cala dietro la pineta a ridosso della spiaggia, lui tira fuori dal borsello una reflex da qualche mila euro, equipaggiata con tanto di obiettivi, e inizia a fotografare lei, il mare rosa sullo sfondo che si confonde con il cielo, la sabbia color sabbia. Prima in costume, solleva le gambe, ecco cerca di contrarre le cosce, sdraiati e avvicina le ginocchia al petto, no dai che mi riempio di sabbia il costume, dai poi facciamo la doccia insieme, ih ih ih. Ora metti il pareo, mettiti di profilo e chinati leggermente in avanti, ora proviamo senza pezzo di sopra e con il pareo. Insieme osservano con attenzione il primo take, questi si, hei guarda come sei rimasta bene qui, no questa no dai guarda come ho tenuto la pancia, cancellala, la cancello poi da pc, no dai cancellala subito per favore. Poi lui cambia l’obiettivo e scatta un po’ di primi piani, aspetta allora che mi trucco, no dai proviamo così al naturale, ma scherzi, almeno fammi controllare come sono i capelli. Dai che sei bellissima. Si vede che lui la ama, almeno quanto se stesso. Vi prego, però, astenetevi dal procreare.

150 anni dopo

Standard