per brevità chiamato

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Di fronte a un’intervista a Julian Schnabel trasmessa in tv ci si sofferma anche solo per il piacere di vedere qualcosa di diverso, benché talvolta i set di domande del programma in questione siano un po’ deludenti per chi del personaggio ospite vorrebbe saperne di più. Una leggerezza tutto sommato sostenibile, il pour parler del momento del caffè dopo cena, quando la tv è accesa per caso e ti capita l’occhio lì. Mia figlia mi chiede chi sia, non Fabio Fazio, l’altro. Hai voglia a fare una sintesi di Schnabel. Un regista, un fotografo, un pittore, tante cose tutte insieme, possiamo dire un artista e le risparmio la locuzione a trecentosessantagradi perché per mia figlia è arabo, non ha nemmeno finito le tabelline. Ma vedo che non ha capito e temo la domanda. Papà, mi chiede, ma in realtà questo sgnabel di lavoro cosa fa? L’artista mica è un lavoro. E allora non so che risposta darle. Come non è un lavoro? Ma non si risponde a una domanda con un’altra domanda, tanto meno a un bambino. Mi rendo conto che non ha tutti i torti, però, e che quello che non ha capito sono io.

se la tv on demand non rispond

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Volevo scrivere qualche considerazione su Jonathan Franzen, il nuovo romanzo “Libertà” (ho solo 6 prenotazioni in biblioteca prima della mia, un totale ad oggi di 38, il momento della lettura si avvicina), di quanto ho apprezzato “Le correzioni” e “Forte movimento”, di quanto mi coinvolga la sua scrittura. Volevo approfittare di alcuni spunti emersi durante l’intervista all’autore sabato scorso a “Che tempo che fa”, particolari che avevo notato anche io nelle sue opere precedenti tanto quanto la persona seduta nella metà sinistra dello schermo. Volevo sottolineare qualche collegamento, qualcosa che mi sembrava intelligente. E per pubblicare un post completo di fonti e richiami, ma anche per controllare che quanto avevo sentito durante la trasmissione fosse davvero quello che ricordavo, passaggi che avevo pensato di lasciar decantare per non scrivere mosso dall’entusiasmo, a caldo, sono andato su youtube a cercare l’intervista. Toh, non è stata ancora pubblicata (ultimo aggiornamento: le 19.29 del 23/03). Il che è curioso: Santoro, Littizzetto, Travaglio e altri fenomeni televisivi sono disponibili già a pochi minuti dalla fine dei loro interventi. Peccato che uno dei più noti e bravi (e anche un po’ di moda, diciamolo, ma, come si dice da queste parti, in sci veghen) scrittori contemporanei non sia altrettanto oggetto di culto (mi direte: perché, se ci tieni tanto, non lo metti on line tu?).

Vabbè, poco male, vado sul sito della RAI, sicuramente lo trovo lì. La prima volta, mi viene chiesto di scaricare Microsoft Silverlight, che, a dir la verità, non so nemmeno se si tratti di un plug in o che altro. Ma tale è il desiderio di rivedere Franzen, di non lasciarmi scappare le cose che vorrei scrivere che clicco il consenso all’installazione senza pensarci su, qualsiasi cosa sia. Magari è uno spyware di Microsoft che serve a identificare programmi craccati. Sono fritto. Speriamo di no.

Poi però metto a fuoco il nocciolo della questione: il fatto che un portale come quello della RAI utilizzi una tecnologia di streaming differente da Youtube, che, per quanto ne so io, è  la più comoda e funziona con qualsiasi sistema operativo e qualunque browser. Da sempre ho il mito dell’integrazione, dell’interoperabilità tra ambienti e dell’utilizzo di sistemi standard, il tutto favorito dall’uso del protocollo IP. E penso anche che il servizio di web TV on demand di una emittente prestigiosa e autorevole come dovrebbe essere l’emittente pubblica italiana utilizza piattaforme non immediate e poco comuni, il che non depone a suo favore.

Non fa nulla. Installato Silverlight, chiudo Firefox, lo riavvio, torno al link. Parte la pubblicità, 14 secondi al contenuto scelto. Bene. Silverlight funziona. Poi l’animazione del loading. Bene. Poi il buio. Il nulla. Ci riprovo, pensando nel frattempo, per non perdere l’ispirazione preziosa, a come organizzare le cose da scrivere.  Chiudo Firefox, lo riavvio, torno al link. Altra pubblicità, questa volta solo 9 secondi. Ok. Poi ancora l’animazione. Poi un avviso: “Riconnessione al server in corso”. Ed ecco, finalmente,  il video tanto agognato.

Ops. Contenuto non disponibile. Ma no. Sarà un problema di sovraccarico. Sarà il mio PC. Sarà Firefox. Sarà per la prossima puntata.

p.s. forse era destino, le cose che volevo scrivere su Franzen, e che nel frattempo ho dimenticato, non erano così interessanti. Magari mi verrà in mente qualcosa una volta finito “Libertà”. E lo so, il titolo di questo post non è granché.

paese di bidelli e carabinieri

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Che rapporto c’è tra modulo e tempo pieno nella scuola primaria e il benemerito esercito di personale non docente? Marco Campione, responsabile scuola del PD lombardo, rilegge su il Post l’intervista alla Gelmini a Che tempo che fa.

salviamo tutti quanti una copia di questo video da utilizzare come prova

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“Sono disposto a fare cambio: non ho paura di perdere le primarie purchè si vincano le secondarie”. E con secondarie, lo ha detto poco prima, intende le politiche. Siamo testimoni, tutti quanti, che D’Alema ha detto queste parole. Le ha dette, vero?