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Qualcosa sta cambiando? I lettori di Libero, de Il Giornale e anche del Foglio (rarissimi), almeno quelli che mi capita di incontrare, normalmente caratterizzati da lineamenti spesso non propriamente simpatici, vòlti (ma anche volti) a comporre espressioni tutt’altro che accomodanti, in parole povere vere facce da cazzo, sembrano tornare agli antichi fasti, quando giustamente ci si vergognava di tali letture, cima dell’iceberg di un sommerso orientamento ideologico, e ci si beava del linguaggio autarchico e delle illustrazioni solo al riparo del giudizio collettivo, occultati negli anfratti più reconditi della propria coscienza politica, nascondigli che negli slogan della parte avversa venivano geolocalizzati dal sommario ma efficace sostantivo “fogne”. Gli unici in superficie menavano o facevano saltare in aria di tutto un po’, coperti grazie a partnership con organizzazioni criminali e non (soprattutto non, almeno in apparenza), ma potentissime. Mamma che periodo contorto (il mio qui sopra, ma anche il periodo a cui mi riferisco, quello storico, vabbè ci siamo capiti). Dicevo. Ah, è una notizia del tutto priva di fondamento, sia chiaro, questo blog mica è una testata giornalistica.

Dicevo. Dal 94 in poi, questi fanatici delle libertà hanno iniziato a estrarre il loro quotidiano quotidiano (non è un refuso, il primo dei due è un sostantivo, il secondo è l’aggettivo) e a leggerlo in pubblico, prima un po’ timorosi, non essendosi ancora capacitati del reale crollo dell’odiosa dittatura comunista che ha tenuto in scacco le menti liberali (anche nel senso dei lettori di Libero) dal 48 ad oggi, e poi sempre con maggiore baldanza. Ma, si sa com’è andata, la storia la conosciamo tutti. A un certo punto, probabilmente cambiate le dinamiche interne, mollatasi un po’ la presa a causa delle ricchezze ormai esaurite, rincoglionitosi del tutto il loro capo – non lo biasimo, per carità, a una certa età è anche sacrosanto mandare in pensione il proprio cervello, il rischio è che il glande, noto organo di riserva del sistema nervoso centrale maschile, se abituato a prendere il comando, diventi preponderante e guidi il resto dell’organismo, forte di un unico obiettivo, verso situazioni soventemente disdicevoli -, l’orgoglio dell’essere paladini dell’affrancamento della propria nazione dalle mani delle cooperative rosse e dei penati della sinistra (nel senso di divinità pagane) è andato scemando.

A destra, forse eh, ci si sente di nuovo non più a proprio agio, se non lo zimbello di chi, di là ma anche di qua, e mi riferisco ai discendenti dei Celti, oberato da tutto quanto ha dovuto ingollare negli ultimi 12 mesi (a essere buoni), vuole davvero voltare pagina (pochi) o beatamente se ne fotte (molti), ma comunque non ne può più. Così i lettori di Libero, de Il Giornale e anche del Foglio (rarissimi), che prima sbandieravano titoloni altisonanti ad un pubblico esterrefatto (pochi) o dormiente (molti), ora piegano e ripiegano minuziosamente le pagine fino a lasciare solo il minimo indispensabile per l’articolo in lettura cercando di occultare quanto hanno in mano, consapevoli che svarioni come quello odierno delle prime pagine dei loro quotidiani, per il possesso dei quali hanno pure pagato, susciti ilarità o, peggio, un po’ di tenerezza.

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