incline al raccoglimento

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È un animale che sviluppa sin dalla tenera età l’istinto a conservare unito il branco cui appartiene. A spasso con il gruppo dei famigliari, il cucciolo cerca di impedire la dispersione degli elementi spingendoli l’uno verso l’altro raccolti in poco spazio. Il senso innato per la compattezza si compiace dell’appagamento da un superiore livello di protezione reciproca, una maggiore facilità di controllo e la solidità di una struttura in cui gli individui più deboli possano rimanere posizionati nei punti centrali della formazione.

Nella prima esperienza di socialità tra pari, quella dell’apprendimento sistematizzato, l’esemplare giovane ama constatare l’equilibrio del gruppo nelle fasi di accrescimento dello sviluppo cognitivo e patisce la perdita di membri allontanati, alla fine di ogni ciclo, dagli esemplari guida, gli anziani che manifestano un giudizio di merito su ogni componente intimando ai meno preparati di ripetere lo stesso blocco di insegnamenti l’anno successivo.

Nel corso della pre-adultità non sono rari i casi di formazione di branchi uniti da passioni comuni, per esempio quella di emettere versi, rumori e latrati in compagnia. E analogamente, per gli esemplari più sensibili venire a conoscenza dell’istinto di autonomia di alcuni, come talvolta è stato dimostrato, una volta radicato il senso di appartenenza, provoca forti stress emotivi e la disillusione causata dall’infrangersi del sogno rappresentato dalle finalità originariamente comuni e costitutive. È raro infatti imbattersi in esempi di fedeltà e di rispetto di questi accordi tra elementi nel lungo periodo, numerosi studi confermano che sia sufficiente la vicinanza di un esemplare femminile o anche la velleità di realizzazione solista di un singolo come causa della rottura dei legami. Purtuttavia questa tipologia animale tende all’idealizzazione estrema di queste micro-società tanto da spingere in seguito all’eremitismo artistico gli esemplari più affranti, quasi se la disillusione portasse a una sorta di blocco depressivo e di rifiuto di futuri tentativi di ricostituzione di formazioni analoghe.

Ma il primitivo senso di unità trova la sua massima espressione quando l’esemplare costruisce attorno a sé la propria famiglia, solitamente dopo aver trovato un partner spinto da altrettanto desiderio di coesione. Non è difficile, per i naturalisti e gli etologi, poter osservare i numerosi esempi di chiusura volontaria delle neo-formazioni, per esempio mentre prolungano la permanenza nei giacigli durante le fredde mattine d’inverno quando non sono tenuti a occuparsi delle loro attività di sostentamento. In tali circostanze, nelle loro tane gli adulti usano contemplarsi a vicenda con occhiate amorevoli, quindi assicurarsi che la cucciolata – che può comprendere anche esemplari di altre famiglie animali, per lo più felini di piccola taglia – sia al completo e al caldo. Quindi si dilettano a fare scommesse su quanti gradi ci possano essere fuori, oltre l’imboccatura della loro abitazione, e riducono al minimo indispensabile i propri programmi per il resto della giornata.

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non ricordo se una delle 3 i era informatica, internet o impunità

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Articolo di De Cataldo su l’Unità.

Come riportato da molti giornali, dal 2 gennaio è stata interrotta l’assistenza tecnica su un certo numero di software di vitale importanza per il funzionamento degli uffici giudiziari. Motivazione: la mancanza di soldi. Ancora risorse sottratte alla Giustizia, dunque, e in un settore cruciale per i rapporti fra il Palazzo e la gente. Intendiamoci: non è che di colpo i computer scompariranno dalla scrivania di cancellieri e magistrati. Ma le cose, almeno per un po’, procederanno a rilento.

Giudici e funzionari sono sul piede di guerra. E diffidano delle rassicurazioni. Hanno le loro ragioni. Se i problemi, quando ci sono, venissero presentati, diciamo, con le dovute maniere, avremmo tutti uno spirito più collaborativo: per intenderci, se mi dicono “scusa, c’è la crisi, facciamo del nostro meglio per rimediare, dacci una mano”, mi sento invogliato a rimboccarmi silenziosamente le maniche. Se mi coprono d’insulti ogni volta che una mia inchiesta sfiora un qualche mammasantissima e mi danno del fannullone a ogni piè sospinto, poi non è che possano invocare l’understatement.

Al Ministero contano di provvedere in tempi ragionevoli. Ne sono personalmente convinto: un deficit nell’informatica giudiziaria – sbandierata nei mesi scorsi come la Nuova Frontiera – fa troppo “brutta figura” per poter durare a lungo.

Piuttosto, a questo problema concreto non si possono che opporre contromisure concrete: vale a dire, trovare i soldi per ripristinare l’assistenza. Capisco che possa sembrare banale (come spesso appare il buon senso) ma provate a far funzionare un Pc parlandogli della commissione d’inchiesta sui Pm eversivi e della separazione delle carriere o minacciandolo di impiantare dei tornelli: quello, il Pc, non vorrà saperne. E continuerà a fissarvi. Muto, inerte, vagamente sfottente.

 

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l’unità che viene dall’alto

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e ora ci aspettiamo (in ordine sparso): Bindi, Chiamparino, Veltroni, D’Alema, Franceschini, Marino e qualche rottamatore. A ruota gli esponenti tutti gli altri frammenti di sinistra. E, perché no, anche Grillo. Inutile dire che sarebbe stato bello farlo tutti insieme.