la risposta definitiva alla domanda ĆØ qui la festa ĆØ no

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Mi restano solo poco più di sette mesi per decidere i vip con cui farmi fotografare in occasione dei miei imminenti cinquant’anni. Intanto, se volete candidarvi, potete mettere il dito qui sotto, o più semplicemente prenotarvi con un commento inserendo i vostri dati e, soprattutto, il numero di carta di credito con la scadenza e il codice a tre cifre che trovate scritto dietro. Dylan Dog, per dire, per il suo anniversario, e per lui sono trentaĀ ma per un fumetto probabilmente l’etĆ  vale quasi il doppio, ha scelto gente del calibro di Totti e Jovanotti, non so se vi ĆØ capitata sottomano la foto in rete. Lascio perdere Totti perchĆ© il calcio non ĆØ il mio campo, sinceramente non so giudicare quanto possa essere offensivo, nei confronti di uno che nel calcio ci crede e lo sostiene con anima e corpo – cosa per me del resto inconcepibile tanto quanto barrare la crocetta del si al prossimo referendum – esprimere una considerazione su un popolare giocatore come lui.

La foto in questione, che riporto fedelmente qui sotto, mi ha fatto riflettere invece su due aspetti e, tolto Totti, ĆØ facile immaginare quali siano. La mia collezione di Dylan Dog, dal numero 1 al non mi ricordo ma credo almeno al 150 o giù di lƬ, giace desuetaĀ in scatoloni di cartone in cantina, all’asciutto per evitare danni, e in attesa di miglior vita. Venderli? Provare a vedere se a mia figlia interessano, considerando che da un po’ manifesta una irrazionale inclinazione per la letteratura gotica? ChissĆ  se a trent’anni dalla prima uscita l’indagatore dell’incubo ĆØ un personaggio ancora attuale, di certo lo ĆØ più dell’altro cinquantenne, che a dirla tutta ai tempi di “Gimme five” (soprattutto la versione reggae) ed “ĆØ qui la festa” mai avremmo pensato che un giorno qualcuno avrebbe potuto celebrare ilĀ mezzo secolo di un tale fenomeno culturale con evidenti difetti di pronuncia e per di più renziano, il che mi permette di chiudere il cerchio perchĆ© sarĆ  la cinquantesima volta – a essere ottimisti – che si parla di ponte sullo stretto. Ma quest’anno abbiamo una possibilitĆ  in più per dire di no in un colpo solo a Renzi, alle sue grandi opere demagogiche, alla possibilitĆ  che un partito come quello dei grillisti con il solo 20% si trovi a governare con la maggioranza assoluta questo paese, a delle riforme scritte da una come la Boschi. E, magari, chissĆ , anche a Jovanotti.

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il primo ministro che pensa positivo

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All’ennesima ripetizione in loop del video di “One way or another” dei 1D, sul fronte della mono-maniacalitĆ  mia figlia d’altronde ĆØ tutta suo padre, realizzo che il cameo di David Cameron ĆØ tanto divertente quanto geniale e azzeccato sia per loro o chi ha avuto l’idea, sia per il primo ministro inglese stesso.
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D’altronde non ĆØ la prima volta in cui abbiamo avuto modo di apprezzare il suo senso dell’umorismo. La sua recente arguta difesa del selfie scattato con Obama e Helle Thorning-Schmidt alla commemorazione funebre di Mandela durante un dibattito in Parlamento ne ĆØ un esempio. Alla domanda se avesse avuto l’opportunitĆ  di discutere con capi di stato internazionali circa l’utilizzo di dispositivi di telefonia mobile, Cameron ha risposto più o meno che Nelson Mandela ha giocato un ruolo straordinario nel tentativo di unire le persone, cosƬ quando un membro della famiglia Kinnock – il deputato democratico inglese marito della premier danese – gli ha offerto un’opportunitĆ  in questo senso, non ha potuto rifiutarsi.


Ma giĆ  in passato, citando Ā una serie di titoli di canzoni degli Smiths, di cui ĆØ fan, Cameron ha dimostrato di essere brillante e autoironico.

La sua presenza nella clip della boyband del momento ĆØ un altro punto a suo favore almeno sul fronte della popolaritĆ , riguardo a quello politico non mi pronuncio. E riflettevo che solo in UK e solo lui potrebbe fare una cosa simile. Anzi, a pensarci bene, la potrebbe fare solo lui o uno come Matteo Renzi.
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Solo una nota per sottolineare il fatto che Jovanotti ha firmato un appello per un governo di alto profilo. Anzi, due note perchĆ© tra i promotori in questo jet set della societĆ  civile e della cultura italiana c’ĆØ anche Ferzan Ozpetek, insomma un uno/due che farebbe propendere chiunque per nuove elezioni subito o per l’invasione da parte della Germania e farla finita qui. Lo so, abbiamo giĆ  dato, ma magari nel frattempo ĆØ cambiato qualcosa, che dite?

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per fascia di etĆ 

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C’ĆØ chi si disorienta, ne sono sicuro. Chi ne prende atto e lascia che seguano il loro corso. C’ĆØ anche chi si fa entusiasmare dall’evoluzione delle cose, intese come i fatti e gli avvenimenti ma anche come le cose nell’accezione latina del termine, che con l’avanzare degli anni acquistano significati differenti e vengono percepite in modo sempre nuovo e diverso a seconda dello stadio di crescita. E ci mancherebbe altro, direte voi. Sai che noia vedere tutto sempre con gli stessi occhi di quando si era giovani e poco realisti. Vengo al punto.

Un paio di sere fa ho seguito qualche frammento di un programma tv che va molto di moda e che si intitola “Le invasioni barbariche”, condotto da una ex presentatrice del “Grande Fratello”, ma se ĆØ vero che le persone crescono e cambiano, come ho appena sostenuto poco fa, potremmo anche metterci una pietra sopra e dare all’ex presentatrice del Grande Fratello una seconda possibilitĆ . L’incipit ĆØ stato un quadretto che mi ha messo a disagio per l’imbarazzo, un tete a tete tra Saviano e Jovanotti, quello di “Sei come la mia moto” per intenderci. Ma ho pensato che se l’avessi seguito a diciott’anni – non ai miei diciott’anni perchĆ© non credo che Joe Strummer si sarebbe giammai reso disponibile per un programma di quel genere, ma ai diciott’anni di un diciottenne di oggi – probabilmente mi sarei riempito di orgoglio per questo tipo di dialoghi tra icone pop che piacciono tanto al pubblico delle “Invasioni barbariche”. Vuoi la sovraesposizione del primo, vuoi l’onnipresenza sopra le righe del secondo, ho fatto un bel sospiro, ho chiuso gli occhi e deciso di portare pazienza sperando in tempi migliori.

Poi c’ĆØ stato il momento dell’intervista dell’ex conduttrice del “Grande Fratello” a Saviano, e ho pensato che se avessi avuto venticinque o trent’anni – non i miei venticinque o trent’anni perchĆ© non credo che Sergio Zavoli avrebbe condotto un’intervista cosƬ, ma i venticinque o trent’anni di un uomo di trent’anni circa di oggi – tutto quel compiacersi dell’essere nel posto giusto al momento giusto mi sarebbe sembrato manna da intellettuale, l’avrei persino videoregistrato in qualche modo per fermare quello scambio di mimiche speculari e tentarne addirittura un’esegesi dal punto di vista delle tecniche di comunicazione del giornalismo d’intrattenimento televisivo in ottica PNL.

CosƬ finalmente sono entrato nell’etĆ  adulta giusto in tempo per l’ora di intervista di Lucia Annunziata a Mario Monti di ieri, e ho immaginato che a quarant’anni – non con i miei quarant’anni perchĆ© dubito che Enzo Biagi avrebbe fatto quel tipo di domande con quel tipo di presunzione ma con i quarant’anni di un adulto di oggi – mi sarei sentito finalmente tranquillo con un’autoritĆ  di quel calibro al governo, e avrei comprato Repubblica il giorno dopo per leggere gli approfondimenti (magari di D’Avanzo) e scoprire le reazioni del panorama politico.

E infine c’ĆØ ancora quella stessa intervista di Lucia Annunziata a Mario Monti seguita però da un quasi quarantacinquenne, un quasi quarantacinquenne di oggi, che riesce incredibilmente a separarne la fruizione vedendo e ascoltando solo le convincenti affermazioni del Presidente del Consiglio più preparato e competente delle ultime legislature. Il resto, le domande e i tentativi fuori luogo di primeggiare nel faccia a faccia da parte della giornalista, miracolosamente svaniscono come tutte le altre cose minuscole, osservate da questo privilegiato punto di vista.

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Chiudete gli occhi, o lasciateli aperti o fate come volete. Provate a immaginare questo pezzo con la voce di Max Pezzali, perchĆ© sembra davvero una sua melodia. Stesso discorso per struttura e ritmo, la metrica dei testi (soprattutto) e la dinamica stessa della canzone. Tanto che la prima volta che l’ho sentito ho pensato a una cover.