il primo ministro che pensa positivo

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All’ennesima ripetizione in loop del video di “One way or another” dei 1D, sul fronte della mono-maniacalità mia figlia d’altronde è tutta suo padre, realizzo che il cameo di David Cameron è tanto divertente quanto geniale e azzeccato sia per loro o chi ha avuto l’idea, sia per il primo ministro inglese stesso.
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D’altronde non è la prima volta in cui abbiamo avuto modo di apprezzare il suo senso dell’umorismo. La sua recente arguta difesa del selfie scattato con Obama e Helle Thorning-Schmidt alla commemorazione funebre di Mandela durante un dibattito in Parlamento ne è un esempio. Alla domanda se avesse avuto l’opportunità di discutere con capi di stato internazionali circa l’utilizzo di dispositivi di telefonia mobile, Cameron ha risposto più o meno che Nelson Mandela ha giocato un ruolo straordinario nel tentativo di unire le persone, così quando un membro della famiglia Kinnock – il deputato democratico inglese marito della premier danese – gli ha offerto un’opportunità in questo senso, non ha potuto rifiutarsi.


Ma già in passato, citando  una serie di titoli di canzoni degli Smiths, di cui è fan, Cameron ha dimostrato di essere brillante e autoironico.

La sua presenza nella clip della boyband del momento è un altro punto a suo favore almeno sul fronte della popolarità, riguardo a quello politico non mi pronuncio. E riflettevo che solo in UK e solo lui potrebbe fare una cosa simile. Anzi, a pensarci bene, la potrebbe fare solo lui o uno come Matteo Renzi.
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alzati che sta passando la musica della pasta Barilla

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C’è stato un momento storico in cui tutta l’Italia si è stretta intorno alla musica della pubblicità della pasta Barilla. Erano gli anni 80 e rotti ed era un tempo perfetto per le composizioni di Vangelis come quella scelta per lo spot in questione, che come sapete si intitola “Hymne”. Venivamo da esperienze come Blade Runner e Momenti di gloria, immagini che oggi non riusciamo più a scindere dalla colonna sonora, e la scelta di abbinare melodie così ingombranti a scene struggenti di vita famigliare – padri in trasferta di lavoro che si ritrovano fusilli in tasca messi dai loro figli, giusto per fare un esempio – dimostrò che in Italia sarebbe stato sempre più facile scardinare le emozioni del pubblico a scopo di lucro.

Ognuno di noi da allora si è dimenticato di Vangelis e la musica della pasta Barilla è diventata appunto famosa come la musica della pasta Barilla. I bambini alle prime armi degli studi pianistici imparavano una riduzione facilitata della musica della pasta Barilla a due mani per eseguirla al cospetto di genitori e parenti la mattina di Natale. Nelle scuole elementari intere classi di flautisti in erba si esercitavano all’unisono alla preparazione dell’aria con cui introdurre il saggio di fine anno. Teneri pupazzi di peluche di nuova generazione rilasciavano una versione incerta e a pochi bit della musica della pasta Barilla alla pressione del ventre (il loro), questo molto prima che il commercio di giocattoli scadenti diventasse monopolio di venditori ambulanti su showroom pubbliche e abusive. Gadget frutto del progresso tecnologico venivano nativamente dotati di carillon proto-digitali attivabili a seguito dell’interazione principale per la quale erano stati pensati, l’apertura di uno sportellino come la rotazione di una componente, in una sorta di augurio che prima di guastarsi definitivamente il loro ciclo di vita regalasse almeno una manciata di momenti di stupore ai destinatari dell’omaggio. Tutto questo molto prima della recente caduta di stile sul target eterosessuale degli spot.

E ancora oggi, mentre intere generazioni ed eserciti di maître à penser indipendenti o prezzolati guardano agli anni di cui io, a mio modesto parere,  mi vergogno come un ladro e di cui salverei ben poco soprattutto dall’84 in avanti, come al punto di massima evoluzione socio-culturale, cosa che può anche avere un senso ma allora, mi chiedo, perché si è fatto di tutto, tra un disimpegno e una puntata di Drive In, per dismetterli in fretta e in furia, tra l’altro non si è trattato nemmeno di una svendita considerando quanto hanno reso al loro principale stakeholder che ancora oggi guida l’agenda politica del nostro paese. Dicevo, ancora oggi alcuni degli ex ragazzini di allora, cresciuti con la musica della pasta Barilla come inno nazionale dello sfruttamento emotivo, ora più o meno adulti almeno anagraficamente accarezzano la fronte dei loro figli prima di addormentarsi con la musica della pasta Barilla dentro di sé. Altri invece ripescano la musica della pasta Barilla in una giornata come questa, magari come inno ufficioso ma specifico per suggellare un momento di grande impatto storico come la croce su una casella con su scritto Renzi in una scheda elettorale, a una votazione per il segretario di un partito che proprio a partire dalla musica della pasta Barilla ha iniziato il suo declino o la sua metamorfosi, dipende dai punti di vista. E marcando per sempre la loro identità con quel nome per un istante avvertono un’interferenza, una voce metallica che gli dice “alzati che si sta alzando la canzone popolare” ed è lì che loro danno retta a quell’interferenza perché davvero, la musica della pasta Barilla è quanto di più popolare ci possa essere sulla faccia della terra.

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basta mezz’ora a farsi un nuovo amico

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C’è sempre qualcosa di peggio e questo è uno dei paradigmi che ci consentono di sopravvivere. C’è sempre qualcosa o qualcuno che segue a ruota qualcos’altro in un più o meno oggettivo metro di giudizio, e siamo sempre i primi a dire che è riduttivo ricaricarsi l’autostima guardando sotto ma poi lo facciamo tutti e allora forse non è poi così sbagliato. Mi sono trovato a criticare Fabio Fazio per il suo modo troppo remissivo di condurre le interviste che va bene con chi ti trovi a tuo agio, ma con mezze calzette maxi-squali del mini-calibro di Brunetta poi ti accorgi che della buona educazione in tv di Fazio ce n’è davvero bisogno. Non solo: a me viene spesso da prendermela con Renzi per il tipo di PD che incarna che non è certo il PD che intendo io e che vorrei. Poi però basta un’intervista di Lucia Annunziata a farmi prendere le sue parti – le sue di Matteo Fonzie Renzie, avete letto bene – contro quel tipo di giornalismo ignorante e superato la cui rottamazione sono pronto a sostenere.

in questa notte fantastica, la prima dell’era Renzi

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Crescono i “rumours” intorno a Renzi che si sta sempre più affermando attraverso i media come l’uomo della svolta. Renzi pronto a guidare il partito, Renzi pronto a dirigere il Paese, Renzi che riceve endorsement da Franceschini e dall’area dem, dagli ex-popolari, Renzi che twitta mai più guerrOH WAIT! No, quello è un altro. Su di me, come sapete, Renzi ha un pessimo influsso che deriva sostanzialmente dal fatto che con il PD non c’entra nulla, che malgrado sia già stato umiliato alle primarie con la sua boria parla a nome di milioni di persone che non l’hanno votato, che attragga gente che già non sopportavo prima, tipo Jovanotti, la Bignardi, Baricco eccetera, figuriamoci oggi in cui Renzi incarna l’unica speranza e l’unica possibilità di sconfiggere l’elettorato del PDL grazie anche ai voti dell’elettorato del PDL e di arginare quegli esagitati seguaci del celebre conduttore di “Te lo dò io il Brasile”. Vedremo cosa succederà, se ci saranno altre primarie o no, di certo si profila una nuova rincorsa al meno peggio che questa volta davvero peggio di così non poteva andare. Come dico giustamente io, moriremo demorenziani.

Ma non è tutto. Non avete idea di quanti Renzi ho incontrato nel mio lavoro, non necessariamente con l’accento toscano anche se l’accento toscano introduce un’aggravante. Senza offesa, eh. Individui che vogliono metterti a tuo agio, vogliono entrare in sintonia, convincerti a qualcosa anche quando hai di partenza un’opinione agli antipodi, che ti seguono nella postura e negli sguardi per portarti dove vogliono loro anche se stai andando da un’altra parte. E poi la faccia. Sto notando che ogni volta in cui vedo una nuova foto del sindaco di Firenze, oggi aspirante tutto, trovo somiglianze con qualcuno. O magari poi sono io che nel mio disordine interiore colgo aspetti del tutto arbitrari. Ma ritrovo attori, cantanti di successo, giornalisti, fino a un mio caro amico batterista che non vedo da anni e che si chiama Alfio. Anzi, ciao Alfio.

Probabilmente quindi si tratta di come lo percepisci, io lo percepisco male e nulla me lo farà piacere, perché vincere contro Berlusconi con i voti di Berlusconi è una vittoria a metà, un larghe intese bis, è la fine del Partito Democratico e il trionfo di Jovanotti, Bignardi, Baricco e tutta questa grande chiesa che parte da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa. A proposito. Non so se avete letto l’intervista a Gimme Five di Gramellini pubblicata su La Stampa di ieri l’altro. Ecco tutto quello che non mi piace del renzismo, di questa frenesia della crescita e del reinventarsi perché basta l’idea, la verve, la sintesi e lo slogan quando da queste parti la complessità è senza precedenti. Complessità orizzontale, perché ti voglio vedere a mettere insieme un insieme di persone ancora più eterogeneo di quello del PD di oggi che sarà il PD di Renzi, e complessità verticale, che in Italia va da Nord a Sud, dai ricchi ai poveri, dagli italiani di serie A a quelli in promozione che italiani non lo saranno mai malgrado vivano e lavorino dentro i nostri confini. Questa frenesia che poi è strano, in inglese frenesia si dice proprio “frenzy”.

io ci provo a considerarlo una persona rispettabile, ma lui fa di tutto per sembrare un cretino

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piazza pulita

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Non nel senso della trasmissione di attualità condotta da Formigli anche se dobbiamo dare atto di quanto LA7 in questo momento sia la più efficiente nello svolgere il ruolo informativo che in teoria spetterebbe alla tv di stato ma, mentre di là si consumava uno dei momenti più tragici della storia repubblicana, di qua si entrava nello specifico di quelli che vengono definiti programmi di evasione, per non dire di peggio. Ma, e torno al titolo del post, nemmeno una formattazione termonucleare globale come la intendono gli stellari, che già me li vedo con le canne dell’acqua in mano con l’imboccatura stretta tra le dita per aumentare la pressione e  lavare tutto via indistintamente dal cortile della seconda repubblica. Quindi nel senso di un elenco, una serie di cose che davvero non vorrei più vedere né sentire. In ordine sparso da sfogo:

– Matteo Renzi che trova la sintesi, anzi che la trovi pure se si diverte ma che non la condivida con terzi in tv
– le istanze che dovrebbero essere nel programma del PD, anzi, nel suo DNA sentite invece dalla voce di Beppe Grillo in un contesto che nemmeno nei programmi di matematica della scuola elementare si trovano soluzioni più semplici
– la piazza
– la piazza intervistata nei programmi di informazione
– la gente che stampa, anzi che stampano in orizzontale i fogli A4 con gli slogan della protesta
– la gente
– i sistemi per superare la democrazia parlamentare, dai referendum a twitter, con le strumentalizzazioni del caso
– gli amplificatori dell’opinione pubblica di moda, dai referendum a twitter
– chi promuove a ruolo di campione della società gli ampificatori dell’opinione pubblica di moda, in questo caso più che altro twitter e non, per esempio, il mio blog. Che cos’ha twitter che il blog non ha?
– la gente in piazza
– le persone sopra le righe
– i commentatori dei social network che ti spiegano le cose che hai pensato tu
– le persone sopra le righe che si autoidentificano intermediari tra la piazza e i suoi rappresentanti, salgono su un podio improvvisato e leggono gli sms con cui i rappresentanti della piazza avvisano di essere in ritardo con il proprio camper all’appuntamento
– i politici in camper
– le persone che ti sbuffano vicino senza preoccuparsi se si sono lavati i denti prima o no
– i gesti artificiosamente naturali di consenso e di plauso, come le manine in aria degli stellari che mi ricordano mia mamma quando cantava accompagnandosi con lo stesso movimento “farfallina bella bianca vola vola mai si stanca” a mia figlia neonata o i canti telecomandati dell’azione cattolica
– Matteo Renzi presidente del consiglio
– Matteo Renzi
– Matteo
– Ma
– M

ma non dovevamo vederci più?

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Ero convinto che la questione Renzi fosse stata risolta con le primarie, e Amici come prima. Non è così?

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